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Effetto delle statine sulla placca aterosclerotica

A cura di Marta F. Brancati
Tre puntuali riflessioni su tre novità dalla letteratura internazionale sull’effetto delle statine  sulla placca aterosclerotica.

R Puri, et al. Impact of baseline lipoprotein and C-reactive protein levels on coronary atheroma regression following high-intensity statin therapy. Am J Cardiol 2014 [Epub ahead of print].

Le attuali linee guida americane raccomandano un uso intensivo della terapia con statine nei pazienti con aterosclerosi comprovata. In 8 trials randomizzati 1881 pazienti trattati con statine (rosuvastatina 40 mg o atorvastatina 80mg/die) per 18-24 mesi sono stati stratificati a seconda dello stato lipidico di base e dei livelli di PCR, e sottoposti a valutazioni seriate del volume di ateroma con imaging intracoronarico(IVUS). La terapia con statine era associata a regressione del volume di ateroma in percentuale e del volume totale di ateroma.

R Puri , et al. Antiatherosclerotic effects of long-term maximally intensive statin therapy after acute coronary syndrome: insights from study of coronary atheroma by intravascular ultrasound: effect of rosuvastatin versus atorvastatin. ArteriosclerThrombVascBiol2014;34:2465-2472.
È noto che i pazienti con sindrome coronarica acuta presentino aterosclerosi con caratteristiche di instabilità diffusa che li pone a rischio di ricorrenza di eventi. Lo studio SATURN ha confrontato, mediante seriate valutazioni con IVUS, il volume di ateroma in pazienti trattati con statine ad alte dosi (rosuvastatina 40 mg o atorvastatina 80 mg/die) per 24 mesi. In un’analisi post-hoc è stato evidenziato che nei pazienti con SCA vi era una maggior regressione del volume di ateroma rispetto ai pazienti stabili (p 0.003), nonostante il raggiungimento di livelli simili di assetto lipidico e markers di infiammazione. Gli eventi cardiovascolari avversi a 24 mesi erano simili nei due gruppi. Di fatto lo studio suggerisce come i pazienti instabili possano presentare un substrato di placca “modificabile” e quindi possano beneficiare di più della terapia con statine ad alte dosi.
K Komukai, et al. Effect of atorvastatin therapy on fibrous cap thickness in coronary atherosclerotic plaque as assessed by optical coherence tomography: the EASY-FIT study. JACC2014;64:2207-2217.
Questo recentissimo studio si interroga sul meccanismo con cui le statine inducono la stabilizzazione della placca aterosclerotica. Settanta pazienti con angina instabile sono stati randomizzati a 5 mg vs 20 mg di atorvastatina/die e sottoposti a valutazione mediante imagingintracoronarico (OCT) delle lesioni non colpevoli sia in acuto che al follow-up di 12 mesi. La terapia con 20 mg di atorvastatina, oltre a ridurre maggiormente i livelli di colesterolo LDL, era associata ad aumento dello spessore del cappuccio fibroso all’OCT (p<0.001), che a sua volta correlava con la riduzione dei livelli sierici di LDL (p<0.001), PCR (p 0.033) e metalloproteinasi-9 (p<0.001) e con la riduzione della componente macrofagica visibile all’OCT (p 0.003)
Marta F. Brancati
Marta F. Brancati
Dirigente medico di I livello, UO Emodinamica, Ospedale degli Infermi, ASL BI - Biella

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