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voci che ci attraversano

Approfitto davvero ignobilmente della vostra pazienza per consigliarvi, oggi, due letture davvero impegnative; e senz’altro non molto divertenti; e quindi un po’ poco primaverili, diciamo; ma è anche vero (mi sono detto mentre decidevo se consigliarvele o no) che i libri leggeri (o primaverili, se vi piace di più) li potete trovare consigliati ovunque da chiunque altro che non sia io. E quindi, tanto vale, mi sono detto, io ci provo: ed ecco pertanto le due letture impegnative e il mio approfittare della vostra pazienza.

 

La prima è una lettura di poesie (lo so, ne parliamo spesso: è una mia fissazione, che volete farci… e chissà se significa qualcosa, che nessuno la legga più, la poesia). Ma siccome sono più pesante di quello che voi pensavate di poter anche solo immaginare, non si tratta semplicemente delle poesie di un poeta. Ma piuttosto delle poesie di tanti poeti tradotte dalla voce contemporanea di un singolo poeta, che è Roberto Mussapi. Il quale è un traduttore straordinario, capace di dire parole come queste:

 

Mussapi racconta in una circostanziata introduzione cosa rappresenta questo libro per lui e cosa significa per lui tradurre, certamente non un esercizio meccanico e scontato, bensì una consuetudine antica che prende le mosse da un presupposto essenziale: entrare nel “cortile” dei poeti amati, recepirne la voce, pensare che qualsiasi traduzione presente, anche la più perfetta, è qualcosa di estraneo rispetto a ciò che egli riceve da quei versi. Da qui l’esigenza di attraversare quelle parole con la propria voce, che è poi la voce del proprio profondo sentire poetico, che avverte come indispensabile questo esercizio, senza possibilità di mediazioni. Egli dice: «Questo è un libro in cui la mia voce attraversa altre voci, o meglio è suscitata da altre voci».

 

E capace di tradurre l’amore di Saffo in questo vibrante e diabolico modo:

 

Ti scorgo attimo e la voce smuore,

la lingua è franta, un brivido di fuoco

mi divora le carni e buio

negli occhi, un rombo nelle orecchie,

cola sudore e mi possiede un tremito.

Sono più verde dell’erba, forse muoio.

 

La seconda lettura è, secondo me, ancora più pesante. Ma il suo autore è Guido Mazzoni, uno che tra gli intellettuali quarantenni che scrivono in Italia, è sicuramente tra i più acuti e intelligenti e capaci di cogliere i sottili cambiamenti del nostro mondo (e non a caso è anche autore di belle raccolte di poesie). Guido Mazzoni ha pubblicato un saggio che si intitola I destini generali (che è anche il titolo di una piccola raccolta di poesie di Franco Fortini, di più di mezzo secolo fa; e non per caso, anche stavolta) che viene presentato nella sua introduzione. Ve ne propongo un assaggio e poi vi lascio continuare sul sito in cui io stesso l’ho letta. A me ha fatto venire voglia di leggere anche il libro. Spero anche a voi.

 

Questo libro descrive alcuni aspetti della forma di vita occidentale così come si presenta oggi, dopo quella metamorfosi che negli ultimi decenni ha cambiato la famiglia, l’amore, la politica, i rapporti personali, i rapporti di classe, i modi di lavorare, pensare, comunicare, desiderare, consumare, e alla quale Pasolini, fra il 1973 e il 1974, diede un nome che ha avuto fortuna: mutazione antropologica. Quarant’anni dopo sappiamo che la formula indicava un evento incompiuto, perché nei decenni successivi il processo si sarebbe sviluppato ancora e avrebbe preso forme che Pasolini non poteva conoscere. È un fenomeno che riguarda l’Europa, gli Stati Uniti e le nazioni toccate dall’egemonia occidentale, ma ogni paese lo vive secondo una cronologia diversa. In Italia passa attraverso tre fasi: quella che Pasolini descrive nei suoi articoli, quella che si apre all’inizio degli anni Ottanta, quando le televisioni private rimodellano l’inconscio e l’immaginario (oggi la indichiamo con un nome proprio che è diventato una metonimia, Silvio Berlusconi), e quella che emerge fra la seconda metà degli anni Novanta e gli anni Zero con i mutamenti profondissimi che la rete ha generato e sui quali non esiste ancora, per quanto ne sappia, una riflessione all’altezza del fenomeno.

 

(continua qui)

 

 

 

Davide Profumo
Davide Profumo
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