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Venti poesie e un apologo

Vorrei oggi segnalare, con la rapidità che si conviene al primo fine settimana dell’estate (che è pure soleggiato), due post che in modo diverso mi hanno colpito. Il primo dice che sono state scoperte venti poesie inedite di Pablo Neruda: è una grande notizia ed è un grande ritrovamento, perché si tratta di un grande poeta. Saranno pubblicati nel 2015 ma qui, se conoscete lo spagnolo, potete anche leggerne una.

 

Il secondo post è un inquietante apologo sul mondo che siamo e che formiamo noi: ombelicali scrittori e pochissimo lettori, cioè interessati solo a noi stessi e in nessun modo agli altri. Lo ha scritto Simone Ghelli e mi è piaciuto abbastanza, ma smetto subito di parlarne perché forse non l’ho capito del tutto. Ma a un certo punto dice così e ha maledettamente ragione:

 

Le persone trovavano sempre il tempo per scrivere, ma mai per leggere. Le scuse erano delle più varie: il lavoro mi porta via troppo tempo; non ho soldi per comprare i libri; non si scrivono più i capolavori di una volta; alla sera sono stanco. Per scrivere, però, sembrava che stessero svegli persino di notte, in ostaggio del loro furore artistico. E anche coi soldi non andava diversamente: per birre e altri vizi ne avevano sempre in abbondanza, ma mai per i libri. Come facessero a scrivere, privi com’erano della necessaria curiosità, è sempre stato per me un gran mistero.

Davide Profumo
Davide Profumo
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