passeggiare senza dir nulla
20 Settembre 2020chissà cosa
27 Settembre 2020Penso con preoccupante frequenza, in questi giorni, alle studentesse che ho conosciuto e che da qui, dal fondo della Sicilia, stanno per andare lassù, al Nord, dove sta la maggior parte di voi pochi che mi state leggendo. Ci penso e auguro loro indipendenza, inquietudine, amore, spirito critico, lucidità, autonomia (poi anche un po’ di successo universitario e professionale, ma soltanto dopo: ho le mie priorità, per quanto inutili).
E stamattina, mentre ci pensavo, ho letto il ritratto di una donna (straordinaria) che ci ha lasciato da qualche giorno e ho pensato che questo ritratto è in qualche modo un augurio per queste giovani donne che stanno partendo verso nord, secondo una logica di emigrazione intellettuale (cu nesci arrinesci) che continua a stupirmi e di cui, mi pare, in troppo pochi continuano a stupirsi. Perché è il ritratto di una donna indipendente, inquieta, appassionata, critica, innamorata e lucida, che ha attraversato il secolo scorso proprio come una ragazza, come tutte le ragazze siciliane che sto salutando attraverseranno questo secolo attuale.
È un ritratto di Rossana Rossanda, naturalmente.
Ne ho letti molti in questi giorni, ho anche ripreso in mano il suo libro autobiografico, che lessi quindici anni fa, che trovai bellissimo e commovente (anche mia madre è nata a Pola, come la Rossanda, qualche anno dopo di lei), ma questo, scritto da Salvatore Cannavò, è quello che mi è piaciuto di più (lo trovate qui). Inizia con un bell’aneddoto di ciò che succedeva ogni mattina nella redazione del manifesto («Che dice Rossanda?») e si conclude così, con le parole della stessa Rossanda:
Impossibile ricostruire la quantità di interventi e prese di posizione. Resta solo il ricordo di un pezzo del Novecento che ci lascia dopo aver vissuto una scelta di campo esclusiva e decisiva. «Una scelta di ragione. Può darsi che l’aver patito sulla mia propria infanzia quell’essere travolti dei miei genitori dal terremoto del 1929, abbia determinato una intolleranza per l’eterodirezione delle esistenze che non ho mai dismesso. Non è una teoria, è una parte di me. Come sopportare che i più tra coloro che nascono non abbiano neanche la possibilità di pensare a chi sono, che faranno di sé, l’avventura umana bruciata in partenza». Ci mancherà moltissimo.
Penso a questa donna che ha attraversato la storia recente del mondo con sguardo acuto e intelligenza, sapendo che non si può avere sempre ragione, che non si può vincere sempre, che a volte l’innocenza non basta e che hanno ragione gli altri a prendersela con te («Franco Fortini mi telegrafò: ‘Spero che gli operai vi spacchino la faccia’»).
«Tra te e il mondo scegli sempre il mondo» ho letto da qualche altra parte, sempre in questi miei stranissimi giorni; sì, direi che Rossana Rossanda è stata una buona maestra per tutte le ragazze che sono nei decenni partite e che stanno adesso partendo. Scegliete il mondo, ragazze, anche se alla fine avrete avuto torto.