due descrizioni di un attimo
3 Luglio 2020rileggere, non capire, ripartire
31 Agosto 2020È un gioco che abbiamo fatto più o meno tutti, e funziona così: ci si chiede quale giorno del passato, anche lontanissimo, si desidererebbe vivere, a quale momento della storia si vorrebbe essere presenti, e ognuno dà la sua risposta: la battaglia di Waterloo, le Idi di marzo del 44 a.C., un pomeriggio buio sul monte Calvario di quasi duemila anni fa, il giorno di ottobre in cui Lutero affisse le sue Tesi a Wittenberg, il 18 maggio 1969 contro il Varese (questa è difficile), il 14 luglio del 1789 a Parigi… Ma più spesso, negli ultimi anni, la mia risposta è stata un’altra, questa: un giorno imprecisato, perché non so quale giorno sia, in cui per la prima volta il ragazzo diciottenne Dante Alighieri incontrò il ventitreenne (più o meno) Guido Cavalcanti e insieme parlarono di poesia, di amore, di angeli, di tutto quello che sarebbe poi venuto e che sarebbe stato l’immaginario della nostra letteratura per i secoli a venire, forse ancora adesso. È quello il giorno che vorrei rivivere, sono quelle le parole che vorrei sentire, è a quelle strade di Firenze che subito penso quando faccio questo gioco. Ed è un incontro, anche questa volta: tra due giovani poeti, uno destinato a diventare il più grande poeta di sempre.
Ed è forse per questa mia passione (incontri che sono scatti decisivi, incontri da cui nascono strade impensate…) che ho trovato quasi commovente la breve relazione di uno di questi momenti che ho letto stamattina sul web (la trovate qui). Si tratta di un incontro remoto, lontano da noi quanto basta per renderlo un po’ curioso, eppure così decisivo; i protagonisti sono due monaci, Bernardo di Chiaravalle e Guglielmo di Saint-Thierry, che vivono insieme qualche settimana di convalescenza e parlano di un libro della Bibbia:
«un avvenimento cruciale nella storia della spiritualità occidentale», che segna «la nascita della mistica dell’amore». Quattro settimane di convalescenza, tra la fine di gennaio e il febbraio del 1128, in cui, «senza dubbio favorito dal suo isolamento forzato, Bernardo acquista familiarità con questo libro della Bibbia», e in cui «per la prima volta nella storia della Chiesa occidentale la relazione personale tra Dio e l’uomo veniva portata nel discorso, e questo nella lingua e nelle immagini del Cantico dei Cantici».
Ci sono luoghi e momenti dove sarebbe bellissimo poter tornare, insomma. E nemmeno per capire meglio o di più; proprio soltanto per riconoscerli, celebrarli, segnare la loro presenza luminosa su un immaginario calendario dell’umanità in cammino (molto immaginario anche questo). E ci sono incontri che cambiano tutto, una volta per sempre, non solamente nelle nostre piccole vite. Questo è in fondo l’unico e possibile ragionamento che abbiamo da farci quando parliamo di isolamento e di chiusura, questo è l’unico piccolo augurio che mi pare inevitabile farci adesso, mentre inizia la stagione in cui sarà più facile uscire per strada e parlare con gli altri. Gli incontri sono insostituibili. E se incontrerete il ragazzo diciottenne destinato a diventare il più grande poeta di sempre, be’, fatemi sapere: mi piacerebbe esserci, almeno questa volta.
[L’Oblò chiude per qualche settimana, anche quest’anno, come più o meno accade ogni estate. Ritornerà a metà agosto, un po’ in anticipo rispetto alla fine delle vacanze. È una consuetudine che mi piace: come essere tra quelli che per primi arrivano e riaprono le finestre di casa… Anche se le case non hanno oblò, in effetti.]
2 Comments
Per quella “difficile”: vuole mettere una settimana prima contro di “lei”, a casa loro e con la conferma matematica? Un saluto dalla riva dell’Arno.
Non oso nemmeno pensare a tanto…