la nudità
23 Settembre 2018la porta
28 Settembre 2018Tra le non pochissime inutili ossessioni che hanno, nel tempo, percorso queste marginalissime pagine virtuali, quella per la scrittura e i libri di Daniele Del Giudice non è stata una delle meno importanti. Perché la sua esperienza letteraria mi è sembrata sempre tra le più significative della fine del Novecento e la sua voce, ormai così flebile, tra quelle più incisive della contemporaneità.
Per questo, quindi, perché Del Giudice ne è il protagonista, ma anche perché si tratta di un efficacissimo percorso culturale tra luoghi, pagine e dipinti di rara bellezza, non posso esimermi oggi di segnalarvi un post scritto da Massimo Mantellini a proposito di un racconto di Del Giudice e del quadro che ne è il protagonista, in una storia di perdita della vista che fu metafora di un destino umano che io, quando lessi il racconto appena pubblicato (e sono passati già trent’anni), non potevo nemmeno presagire.
E per una volta non cito nemmeno un riga del post che segnalo: perché dovrei forse citarne troppe, forse citarlo tutto intero, e anche perché il post è lì, a «un link di distanza», che è quello che da anni su queste marginalissime pagine cerchiamo di scriverci e di dirci: che a volte basta cliccare, cercare, proseguire: «navigare» si diceva qualche tempo fa, ed era verbo bellissimo, che rimandava ai viaggi di Ulisse di Enea di Colombo alle astronavi agli spazi siderali a tutti i percorsi ignoti che ancora possiamo creare e percorrere e imparare. Oggi il primo passo (il primo colpo di remi) potrebbe essere questo.
2 Comments
troppe doppie negazioni 🙂
Non lo ignoro: e non nego che non una volta soltanto mi è mancata la certezza di non aver sbagliato incipit. 😉