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tutto il mondo dentro un libro

Ho sempre pensato questo (e forse mi sono sempre sbagliato): che i libri migliori, quelli che si studiano ancora a scuola nelle storie letterarie perché non smettono di parlarci mai (i “classici”, direbbe qualcuno più bravo di me), sono libri che hanno cercato di far stare tutto il mondo dentro le loro pagine. E ci sono in qualche modo riusciti. Libri (poemi o raccolte di novelle o romanzi che siano) che hanno in qualche modo scovato un trucco, uno stratagemma, una crittografia: e che hanno usato quel segreto per raccontarci il mondo, troppo vasto per poter essere altrimenti compreso.

Ho sempre silenziosamente pensato che fosse questo tentativo, la letteratura: in certe occasioni prodigiosamente riuscito.

E ho sempre più o meno pensato anche un’altra cosa, a questo proposito: che il mondo che Dante è riuscito a far stare dentro al suo inarrivabile poema sia (per quanto io lo ami, quel poema) un mondo diverso dal nostro, lontanissimo, in qualche modo inservibile (scusatemi per questo aggettivo, lo uso apposta). E che piuttosto, se io dovessi dire quale sia il primo grande libro italiano che è riuscito a far stare dentro alle sue pagine il mondo in cui io vivo (il mondo in cui cammino, che provo a comprendere e che mai riesco a comprendere) quel libro sia il poema di Ludovico Ariosto, l’Orlando furioso, il primo libro della contemporaneità.

Forse è per questo motivo che oggi mi ha molto colpito leggere due articoli che, di sbieco, mi dicono questa stessa cosa, mi confermano in quello che già io penso: che Dante è meravigliosamente (uso apposta anche questo avverbio) inattuale, mentre Ariosto ci dice ancora qualcosa del mondo che percorriamo.

Il primo, facile articolo lo trovate qui: riprende alcune idee di Franco Cardini sull’interpretazione della Divina Commedia e sul modo in cui dovremmo in questi anni leggerla o rileggerla, sul senso che abbia, per esempio, credere che io golosi vadano all’inferno e perché. È interessante, breve ma spigoloso, finisce con questa sentenziosa considerazione:

«Leggere Dante attraverso il filtro della nostra epoca, senza ricostruirsi una coscienza, non serve a niente». Cercare improbabili paralleli e interpretazioni che piegano il testo alla nostra sensibilità è un esercizio sterile: «Tanto vale leggere Topolino».

Il secondo articolo parla di invece di un libro che fa il controcanto al poema di Ariosto. E lo fa nella maniera più utile e più originale, almeno tra quelle che io riesco oggi a pensare: facendo raccontare le vicende del poema al più muto dei suoi personaggi, Angelica, l’oggetto del desiderio, donna-oggetto senza anima che non sia quella di fuggire, capace improvvisamente di innamorarsi di un soldato senza nulla.

Trovate qui la recensione del libro (molto interessante) e al suo interno alcuni passaggi di questa narrazione al femminile, utile assai, se mi permettete, per restituire voce a chi, nei secoli, non l’ha avuta. E sa dire per esempio così:

Di me ti diranno che sono una perdente, una che non sapeva dove andare e troppo in fretta ha rinunciato ai propri sogni. […] Eccomi, allora. So che mi cercavi e non mi interessa sapere chi sei. Uno dei tanti presumo. Uno che dice di essere innamorato di me.

Sono passi, traccia, respiro, illusione. Sono vento. Sono l’ossessione da inseguire, un pensiero che batte e ribatte nelle loro teste. Ma davvero la Luna esiste solo se qualcuno la guarda? Forse sì, forse è davvero così. Oppure no. Magari esisto anche se nessuno mi vede.

E poi, per chiudere, c’è un’altra piccola cosa letteraria che penso, a proposito di far stare il mondo dentro a un libro. Ed è questa: che da almeno un secolo a questa parte, la fantascienza sia il trucco, lo stratagemma, il genere e la tecnica che meglio di ogni altra ha saputo ottenere questo risultato con il mondo che ci è contemporaneo. E che è alla fantascienza, per tante ragioni, che ci siamo affidati quando abbiamo cercato di capire cos’era il mondo in cui camminavamo. Lo spiega bene qui Goffredo Fofi, in una rassegna di libri di fantascienza, quasi tutti bellissimi, che vorrei consigliarvi uno per uno, che vorrei rileggere presto, uno per uno (a parte quelli che non ho nemmeno letto una volta, naturalmente), che hanno raccontato un mondo in cui possiamo riconoscerci.

E poi Goffredo Fofi conclude la sua rassegna con un pensiero apocalittico, non sul futuro ma sul presente. Non so se sono d’accordo (credo di no), ma vale la pena di arrivare a leggere anche quello.

Davide Profumo
Davide Profumo
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2 Comments

  1. .mau, ha detto:

    Noi di Zamjatin devo leggerlo da una vita. Ma non credo che la SF sia morta perché diventata presente, quanto perché noi non sappiamo più sognare qualcosa di nuovo… che è lo stesso motivo per cui l’Orlando Furioso è ancora attuale: quello che è importante non è l’Ippogrifo che porta Astolfo sulla Luna, ma il senno che si perde a causa dell’amore. La Commedia, diciamocelo, è il modo in cui Dante si vendica dei suoi nemici. Lo fa divinamente, ma il fatto stesso che parli di persone specifiche lo rende per forza legato al suo tempo.

    • Davide Profumo ha detto:

      D’accordo su fantascienza e Ariosto (Ippogrifo compreso), meno (molto meno) sulla lettura un po’ riduttiva della Commedia di Dante. Che è anche visione così medievale di un cosmo e di un mondo di uomini da renderla del tutto estranea a noi, non soltanto per i riferimenti così poco attualizzabili ma proprio perché incomprensiible alle menti di chi quel mondo non lo abita più. Insomma, sto complessivamente con le idee di Cardini.

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