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tre possibili libri

Le donne, tanto per cominciare. Perché è di questo che da mesi parliamo e forse non sarà inutile ripartire da lontano, da una delle figure di donna (non è solo Antigone) che nella ribellione ha trovato il senso ultimo della sua esistenza., fino al più terribile dei gesti femminili (primo libro):

 

…mi lascio trascinare (ben oltre il necessario) dalle diverse interpretazioni che la vogliono ora strega malefica, ora ribelle alla condizione di minorità dettata dall’essere donna e migrante (in un luogo e in un tempo in cui donne e stranieri non avevano alcun diritto), ora vittima di una cultura patriarcale che, per voce di Euripide, le attribuisce colpe che non ha (secondo la versione di Christa Wolf); da ultimo forza distruttrice della polis sotto mentite spoglie femminee, come nella riedizione attuale (a cura di Daniele Salvo) della trasposizione di Luca Ronconi…

 

Ma insieme alle donne, anche il declino. La rilettura di un romanzo (qualche amico, credo, sarà felice di questa mia inattesa proposta) che abbiamo per molti anni dimenticato (e sottovalutato) ma che forse finisce per ritrovare la sua voce a distanza di qualche decennio di più, proprio oggi, quando si è spenta la necessità del suo autore e della sua contemporaneità (secondo libro):

 

…i personaggi […], la cui costruzione è debitrice delle scoperte dei Freud, manifestano l’enigma di quello che René Girard definirà “desiderio triangolare”, ossia quello che si genera non tanto per attrazione nei confronti delle qualità dell’oggetto desiderato, ma piuttosto per il prestigio che riveste la persona titolare di quel desiderio nei confronti della quale si realizza una rivalità mimetica. I protagonisti del romanzo vivono di desideri ora esausti, ora sordidi, ora subìti, ora pretesi che finiscono per generare sempre nel soggetto desiderante, a un tempo, «la venerazione più sottomessa e il rancore più profondo». Ciò appare evidente soprattutto nel disvelamento della vita interiore e dei pensieri dei personaggi «mediante epifanie e dettagli oggettuali»…

 

E infine, dopo le donne e il declino, anche la morte. Raccontata come se fossimo a Spoon River ma non siamo a Spoon River, stiamo parlando di noi da più vicino, non so quanto, ma molto più vicino (terzo libro).

La morte, quindi, ma raccontata per esempio così: Mio marito mi ha gettata nel pozzo. Gli è venuta una furia, una forza che non gli avevo mai visto. Ho gridato mentre mi trascinava, ma non c’era nessuno, solo le rondini facevano avanti e indietro per farsi il nido sotto il tetto della nostra casa.

 

Oppure così: Mi dispiace per te, ho detto a mia moglie che mi stringeva le mani. Nessuno quando stiamo bene ci stringe le mani in questo modo, nessuno.

 

O ancora così: Una notte di brutto tempo. Un vento che veniva direttamente dalle ossa dei morti. E cani che facevano lamenti nerissimi. Per morire ho aspettato che arrivasse il mattino e il mio amico mi venisse a trovare. Io avevo un amico, uno solo. Uno che parlava poco, uno che mi veniva a trovare la mattina presto prima di andare a lavorare. Non sono morto davanti a lui: ho aspettato che chiudesse la porta e mi dicesse ci vediamo domani.

 

Leggiamo il mondo come possiamo, qualche volta attraverso le pagine dei libri, è il nostro mestiere, quello che ci era sembrato (tantissimi anni fa) di sapere fare meglio. Continuiamo a farlo, anche se abbiamo perso quella fiducia. Qualche verso, qualche pagina, qualche romanzo improvvisamente ricordato ogni tanto ci illudono che sia stato davvero così. È sufficiente, mi dico, è sufficiente; e ricomincio.

Davide Profumo
Davide Profumo
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