PCSK9 nuovo biomarker di rischio cardiovascolare
21 Aprile 2016Cause di morte dopo PCI e BPAC, nella coronaropatia complessa al follow-up a 5 anni del SYNTAX
21 Aprile 2016A cura di Antonella Potenza
Leon MB, Smith CR, Mack MJ, et al. Transcatheter or Surgical Aortic-Valve Replacement in Intermediate-Risk Patients. This article was published on April 2, 2016, at NEJM.org.
Precedenti studi hanno dimostrato una sopravvivenza simile tra il trattamento di sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVI) e intervento chirurgico nei pazienti con stenosi aortica ad alto rischio.
Sono stati recentemente presentati a Chicago durante il congresso ACC 2016 i dati del trial PARTNER 2 (Placement of Aortic Transcatheter Valves) sulla sostituzione valvolare aortica percutanea (TAVI) vs quella chirurgica (AVR) nei pazienti con rischio cardiovascolare intermedio a un follow-up medio di 2 anni. L’endpoint primario era la mortalità per tutte le cause o ictus invalidante a 2 anni.
Sono stati arruolati 2032 pazienti (1011 sottoposti a TAVI con device balloon-expandable Sapien XT valve vs 1021 pazienti trattati con chirurgia tradizionale), età media 81 anni, con rischio cardiovascolare intermedio (definito sulla base dello score della Society of Thoracic Surgeons). Lo score STS medio era del 5.8%, e l’81.3% della popolazione aveva uno score tra 4% e 8%. Prima della randomizzazione, i pazienti sono stati suddivisi in 2 coorti sulla base dei dati clinici e di imaging: il 76.3% è stato assegnato alla coorte approccio-transfemorale e il 23.7% alla coorte approccio trans-toracico.
A 2 anni non è emersa nessuna differenza statisticamente significativa in termini di endpoint primario tra i 2 gruppi (19.3% nel gruppo TAVI vs 21.1% nel gruppo chirurgia, HR=0.89, p=0.25); pertanto la TAVI risulta non inferiore rispetto alla chirurgia all’analisi intention-to-treat (P=0.001) e all’analisi as-treated (P<0.001). Tra i pazienti sottoposti a TAVI con approccio transfemorale, l’incidenza combinata di morte e ictus invalidante era inferiore rispetto alla chirurgia (16.8% per la TAVI rispetto al 20.4% per la chirurgia, p=0.05), mentre nella coorte con approccio trans-toracico i risultati erano simili tra i 2 gruppi.
A 30 giorni, le complicanze vascolari maggiori sono più frequenti nel gruppo TAVI rispetto alla chirurgia (7.9% vs 5.0%, p=0.008); tuttavia altre complicanze sono meno frequenti nel gruppo TAVI rispetto alla chirurgia, inclusi i sanguinamenti maggiori (10.4% vs 43.4%, p<0.001), l’insufficienza renale (1.3% vs 3.1%, p=0.006) e l’insorgenza di FA di nuovo riscontro (9.1% vs 26.4%, p<0.001). Al contrario, la frequenza e la severità del rigurgito paravalvolare è maggiore dopo TAVI rispetto alla chirurgia. Pertanto, nei pazienti con stenosi aortica severa sintomatica, le due strategie di trattamento risultano simili nel ridurre la mortalità e il rischio di stroke e si associano anche a una riduzione simile dei sintomi cardiaci.