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Ticagrelor per la prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari nei pazienti con coronaropatia multivasale

A cura di Antonella Potenza

Bansilal S., Bonaca M.P., Cornel J.H., Storey R.F., Bhatt D.L., Steg Ph. G., Im K., Murphy S.A., Angiolillo D.J., Kiss R.G., Parkhomenko A.N., Lopez-Sendon J., Isaza D., Goudev A., Kontny F., Held P., Jensen E.C., Braunwald E., Sabatine M.S., A.J. Oude Ophuis. Ticagrelor for Secondary Prevention of Atherothrombotic Events in Patients With Multivessel Coronary Disease. J Am Coll Cardiol 2018;71:489–96.

 

Lo studio clinico PEGASUS-TIMI 54 ha valutato i benefici del trattamento a lungo termine di due dosaggi di ticagrelor (60 o 90 mg x2/die) rispetto al placebo nei pazienti con pregresso infarto miocardico da 1 a 3 anni prima della randomizzazione e con fattori di rischio per eventi aterotrombotici ricorrenti. Nei pazienti con infarto miocardico, a distanza di oltre 1 anno dall’evento acuto, il trattamento con ticagrelor ha determinato una significativa riduzione del rischio di morte cardiovascolare, infarto miocardico o ictus, ma si è associato a un aumentato rischio di sanguinamenti maggiori.

 

In questa analisi pre-specificata dello studio, è stata valutata l’efficacia e la sicurezza della terapia con ticagrelor a lungo termine nei pazienti con pregresso infarto miocardico e coronaropatia multivasale (definita come presenza di stenosi >50% in due o più vasi epicardici).

A una mediana di 33 mesi, è stato valutato l’effetto del ticagrelor sull’endpoint composito di eventi cardiovascolari maggiori-MACE (morte cardiovascolare, infarto miocardico o stroke), sugli eventi coronarici (morte per cause coronariche, infarto miocardico o trombosi di stent) e sui sanguinamenti maggiori secondo la classificazione TIMI (inclusi emorragia intracranica o sanguinamenti fatali).

 

Dei 21.162 pazienti randomizzati nello studio PEGASUS-TIMI 54, 12.558 pazienti (59.4%) hanno una coronaropatia multivasale (MVD). Nel gruppo placebo, i pazienti con MVD, rispetto a quelli senza MVD, hanno un rischio maggiore di MACE (9.37% vs 8.57%; p=0.026) e di eventi coronarci (7.67% vs 5.34%; p=0.0005), mentre l’incidenza di sanguinamenti maggiori risulta simile nei pazienti con (1.08%) e senza (1.03%) MVD.

Nel gruppo con MVD, il ticagrelor riduce il rischio di MACE (7.94% vs 9.37%, HR:0.82; p=0.004) e di eventi coronarici (6.02% vs 7.67%, HR: 0.76; p<0.0001), con una riduzione del 36% di morte coronarica, del 21% di infarto miocardico e del 41% di trombosi di stent.

La terapia con ticagrelor comporta, rispetto al placebo, un aumento del rischio di sanguinamenti in entrambi i gruppi (con e senza MVD), senza un aumento del rischio di emorragia intracranica o sanguinamenti fatali.

 

Nei pazienti con pregresso infarto miocardico, la presenza di malattia multivasale si associa a un rischio maggiore di MACE e di eventi coronarici; questo rischio aterotrombotico (dovuto alla presenza di uno stato di aterosclerosi avanzato, di un maggiore grado di disfunzione endoteliale, di elevati livelli di fibrinogeno e di aumentata attivazione della trombina) è significativamente ridotto dalla terapia con ticagrelor, con un forte impatto sulla mortalità correlata alla malattia coronarica, sull’infarto miocardico e sulla trombosi di stent.

Pertanto, per i pazienti con pregresso infarto miocardico e MVD, la terapia con ticagrelor rappresenta una efficace opzione di terapia antiaggregante a lungo termine.

Antonella Potenza
Antonella Potenza
Dirigente Medico I livello. Cardiologia Interventistica IRCCS-ASMN Reggio Emilia

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