Sicurezza delle statine, anche sui tumori, nei trattamenti prolungati oltre ai dieci anni
Franco Bernini – UniversitÀ di Parma
Le statine rappresentano l’approccio farmacologico più efficace per la prevenzione del rischio cardiovascolare. Nel 2005, lo studio dei Cholesterol Treatment Trialists’ (CTT) Collaborators ha riportato una meta-analisi di 14 studi randomizzati su circa 90 000 pazienti con statine rispetto al placebo che ha registrato una riduzione del 20% del rischio relativo di eventi vascolari maggiori (comprendenti morte coronarica, infarto miocardico fatale e non, rivascolarizzazione coronarica o ictus) per ogni mmol / L di riduzione di LDL colesterolo. Gli studi hanno mostrato successivamente l’ulteriore vantaggio di una terapia intensiva rispetto alle dosi standard.
I vantaggi osservati in questi studi sono indubbi; tuttavia i dati a lungo termine di efficacia e tollerabilità sono generalmente limitati mediamente a 5 anni, e la sicurezza di un trattamento più prolungato con le statine resta ancora da chiarire soprattutto per patologie spesso lente a manifestarsi come i tumori.
Una nuova ricerca pubblicata on line su Lancet riporta i risultati del follow-up a lungo termine dell’ Heart Protection Study (HPS). Nello studio originale, i ricercatori hanno arruolato 20 536 pazienti ad alto rischio tra il luglio del 1994 e il maggio del 1997 randomizzandoli a ricevere 40 mg di simvastatina o placebo per circa cinque anni. Al termine del follow-up nel 2001, gli investigatori hanno indicato ai pazienti di continuare a prendere le statine a meno che non ci fossero controindicazioni. Nello studio la diminuzione del colesterolo LDL con simvastatina nei primi cinque anni di trattamento era di 1,0 mmol / L, associato con un calo del 23% degli eventi vascolari maggiori, rispetto ai pazienti trattati con placebo.
Il beneficio persisteva in gran parte invariato durante gli 11 anni di follow-up, senza ulteriori miglioramenti, ma comunque mantenendo il beneficio sugli eventi vascolari maggiori o sulla mortalità vascolare. Di particolare importanza è stata l’osservazione che neppure gli effetti avversi, inclusa la mortalità per tumori o cause non vascolari, variava nel tempo. Tale risultato è stato osservato anche nei soggetti con più di 70 anni dove non si sono notati aumenti nemmeno nelle patologie a livello genitourinario, gastrointestinale, respiratorio o ematologico. Gli autori dell’ HPS Collaborative Group concludono che questi risultati forniscono ulteriore supporto per l’avvio tempestivo e la prosecuzione a lungo termine della terapia con statine nei soggetti ad aumentato rischio di eventi vascolari.
Questa affermazione appare essere pienamente supportata anche da altri studi con estesi follow up post-trial. Nello studio WOSCOPS, in cui 6595 uomini con ipercolesterolemia senza una storia di infarto miocardico sono stati assegnati tra il 1989 e il 1991 in modo casuale a ricevere 40 mg di pravastatina o placebo per 5 anni, i sopravvissuti sono stati seguiti per circa 10 anni ulteriori, per un follow up totale di circa 15 anni. I risultati originali dello studio avevano indicato una riduzione significativa del rischio di eventi coronarici nel gruppo con pravastatina, beneficio che si è mantenuto nel follow up post-trial senza differenza nella comparsa di eventi avversi inclusa l’incidenza di tumori.
Lo studio ASCOT-LLA, in cui i pazienti con ipertensione sono stati assegnati in modo casuale al trattamento con atorvastatina 10 mg o placebo in prevenzione primaria, è stato interrotto precocemente per l’evidenza del vantaggio del trattamento farmacologico. In un follow-up prolungato (3,3 anni di follow-up nell’ambito dello studio e circa ulteriori 8 anni alla fine), i risultati hanno confermato il beneficio senza un aumento del rischio di cancro, infezioni o malattie respiratorie.
I risultati del follow up a 11 anni dello studio HPS sembrano quindi dare una risposta definitiva ai residui dubbi sulla sicurezza d’uso delle statine.
Referenze