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scelte e battaglie

Se avete un po’ di tempo che per caso oggi vi avanza (tra un sì e un no e molte altre cose che ci sono da fare…), vi consiglio una lettura piuttosto impegnativa ma, a mio parere, molto interessante. Si tratta di un post scritto da Giovanni Zagni il quale, partendo anche dalla recentissima scelta di Oxford Dictionaries, per cui la parola dell’anno 2016 è post-truth («post-verità», avrei detto io, «post-vero», mi insegna invece Zagni), prova a spiegarci qualcosa a proposito della realtà effettuale delle cose e di fact-checking, di scelte politiche consapevoli e/o inconsapevoli, di verità e di racconto della verità, che sono cose assai diverse. È un post che parla forse anche delle piccole scelte come quella che ci spetta oggi, ma richiede un minimo di tempo, vi avverto; per cui mettetevi comodi e cominciate, magari sapendo che a un certo punto leggerete questo, e potremo rifletterci un po’ sopra:

 

L’idea che ci sia una “verità” in politica, e che questa debba orientare la scelta degli elettori, tradisce secondo me un clamoroso fraintendimento, che è figlio della nostra epoca. Il mondo in cui viviamo ci porta ad essere convinti, più o meno consciamente, che davanti ai problemi del nostro tempo ci sia una sola soluzione. La disoccupazione o la criminalità, per esempio, appaiono malfunzionamenti di un meccanismo che persone competenti e informate possono trovare il miglior modo di riparare. Magari grazie al ricorso agli ultimi ritrovati della tecnica: uso apposta un termine demodé, per descrivere l’atmosfera che porta a titoli ultracontemporanei come «I droni che salveranno gli orsi polari». Non è così che funziona la politica: questo modo di pensarla è frutto di ciò che Norberto Bobbio liquidava, in una nota a pié di pagina del suo Destra e sinistra, come «l’illusione tecnocratica». Le scelte politiche, al contrario, sono guidate da ideali e visioni del mondo, e sono tanto più chiare e coerenti quanto più quegli ideali e quelle visioni sono consapevoli e dichiarate. Altrimenti, di politica non si discuterebbe neppure. E le discussioni politiche quasi mai sono davvero intorno ai numeri, nonostante sia di moda – fortunatamente per il mio lavoro – pensare che sia in primo luogo così. Le discussioni politiche sono discussioni sulle idee, che lo si voglia o no.

 

Se invece, come io sospetto, tra un no e un sì, non avete oggi molto tempo per la lettura e per la riflessione, vi posso consigliare le poche righe scritte da Sir Squonk, a proposito proprio della «battaglia» referendaria (parlare di altro, oggi, è davvero assai difficile, ne converrete). Riassumono perfettamente la mia stanchezza e il mio stato d’animo di questi giorni e le trovate qui, se siete un po’ stanchi anche voi.

Davide Profumo
Davide Profumo
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