Ripartire è faticoso. Partire significa magari incoscienza, desiderio, e al limite coraggio. Ripartire, ogni volta ripartire, significa consapevolezza e anche in parte fastidio, pazienza al limite della rassegnazione.
Ma nel ripartire (come in ogni altra umana sorte) è conforto la compagnia, l’intelligenza altrui, lo scambio di parole. E quindi, un poco, anche la letteratura, nelle sue forme più alte e consapevoli. Per questo quindi (e pure per personalissime mie piccole patologie, ormai troppo annidate nell’intimo per essere contrastate) decido che il mio modesto ripartire sia oggi nel segno di Dante, della sua ri-partenza di 700 anni fa, dei suoi versi ben noti eppure mai noti abbastanza. E ho da farvi leggere queste belle parole su Dante oggi, le trovate qui, iniziano così:
Che ai primi tre versi della Commedia si accompagnino, nella maggior parte delle edizioni in commercio, quasi due pagine di note, gonfie di citazioni dotte, dalla Bibbia al Convivio e all’Ottimo e al Boccaccio e giù giù fino al Sapegno, a me pare uno spauracchio, più che un aiuto, per il lettore, e forse anche un parziale tradimento del progetto dell’autore. Il significato letterale della terzina, così come quello figurato, non necessita infatti di molte spiegazioni: il lettore comprende benissimo che Dante, autore e protagonista del poema, avendo smarrito “la diritta via”, si ri-trova (cioè trova di nuovo se stesso, riprende coscienza di sé, come risvegliandosi da un sogno: lo dirà subito dopo) nel mezzo di una selva oscura (anche le ragioni dell’oscurità, e quindi i suoi significati secondi, verranno spiegate nei prossimi versi).
E proseguono, tra qualche preterizione di troppo, fino alla fine del canto, raccontando una ripartenza che è forse la più bella di sempre e che di sicuro regala ogni volta la forza per le nostre (assai meno letterarie e importanti) consapevolezze e pazienze.
Ma immagino che sia già molto quello che sto chiedendo a me stesso e a voi (il primo canto, la selva, le tre fiere, Virgilio cha appare e che salva…). Per questo, perché so bene quanto Dante sia sentito come un ostacolo più che come una compagnia (che peccato!), ho pensato che altre piccole forme di poesia possano aiutarmi (aiutarvi) a non sentire la fatica dei giorni che ricominciano. Ed è stato pertanto bellissimo trovare alcuni aneddoti che hanno un protagonista amante di Dante come è stato Borges, anche lui poeta, anche lui perduto nel suo buio, anche lui compagno di quella minima strada letteraria che abbiamo negli anni percorso.
Uno degli aneddoti, il più tragico, è questo:
Se muori vali di più: sparati! Borges era innamorato di Estela Canto, audace ballerina, scrittrice. La madre di JLB disapprovava la loro unione, per via della spigliatezza sessuale di Estela. A lei Borges regalò il manoscritto de L’Aleph. “Aspetterò che tu muoia per venderlo, perché valga di più”, gli disse, in un caffè di Buenos Aires. Borges, arso d’amore, ci rimase male. “Se fossi stato un vero cavaliere, sarei andato in bagno a spararmi un colpo in testa”.
Gli altri sono altrettanto belli e meno tragici e (a loro modo, come sempre è la letteratura) istruttivi. Li trovate qui. Sono la spinta che ho scelto per noi mentre l’anno sta per ricominciare e noi dobbiamo ripartire (gli anni ripartono sempre a settembre, i poeti lo sanno benissimo; oppure in primavera, a dar retta agli astronomi; a gennaio, francamente, mai). Vogliono essere anche i pochi fogli che mi porterò dietro quest’anno.
2 Comments
Le scrivo come mio solito qui, nel suo post più recente non perché ciò che voglio comunicarle c’entri qualcosa con questo articolo ,ma perché è il più recente. Un giorno in cui mi sentivo persa e sconsolata sono andata nel posto in cui più di tutti ,quando ho il coraggio di farlo, ritrovo maggiormente me stessa e ho comprato due libri. Uno di questi indirettamente me lo aveva consigliato lei , si tratta di “L’amore dura tre anni ” di Beigbeder … Volevo dirle che inaspettatamente questo libro mi ha fatto riscoprire il piacere della lettura e quindi è riuscito a farmi ritrovare una delle parti migliori di me. Una me forte e consapevole ,che non cerca più di alienarsi nella superficialità odierna che si spaccia oggi giorno per leggerezza e che ha il coraggio di confrontarsi nuovamente col mondo. I commenti sul libro sono ancora troppo prematuri ( non l’ho ancora finito ) , nonostante ciò la consapevolezza che il mio rapporto con la letteratura non sia ancora bruscamente finito ,mi solleva molto (spero quel momento non arrivi mai). Il secondo libro scelto è stato “Estensione del Domino della lotta ” di Houellebecq , non ho mai letto qualcosa di suo e se non mi sbaglio anche lui lo avevo attenzionato leggendo qua e là qualcosa qui. Non è stata una scelta particolarmente mirata , lei lo ha letto ? … Volevo comunque ringraziarla e dirle che a prescindere dal motivo per cui scriva questo blog , se per puro mestiere, passione o passatempo non ha un impatto indifferente. Grazie.
Buongiorno Mia, grazie delle sue parole. Houellebecq è una delle piccole manie di questo blog: lo ritengo il più lucido romanziere dei nostri tempi (insieme a David Foster Wallace, che però non c’è più…), quello che meglio ha saputo mettere in evidenza le contaddizioni del nostro “benessere” e della felicità dei consumi. Per questo ne ho parlato molte volte. “Estensione del dominio della lotta”, che ha già più di vent’anni, è un autentico piccolo giuiello: feroce e crudele, contiene alcune delle pagine più intense mai scritte da Houellebecq. Non consola, ahimè… Ma a me ha senz’altro aperto un po’ gli occhi (un po’). Buon fine settimana, è sempre un piacere sapere che si ha qualche interlocutore.