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22 Settembre 2007Riduzione del danno periprocedurale a seguito di interventistica coronarica in pazienti con NSTEMI mediante somministrazione di statine ad alto dosaggio: lo studio armyda-acs1
Marco Zimarino
Istituto di Cardiologia-Università degli Studi “G. D’annunzio” C/O Ospedale Ss. Annunziata – Chieti
Presupposto. I benefici della terapia con statine a lungo termine sono noti da tempo nei pazienti con malattia coronarica e con ipercolesterolemia 2,3. E’ stata dimostrata una riduzione dell’incidenza di decesso, infarto e riospedalizzazione nei soggetti con sindrome coronarica acuta con infarto miocardico senza sopraslivellamento ST (SCA-NSTEMI) mediante la somministrazione di statine a dosaggio elevato 4. Il presupposto meccanicistico di tale beneficio è mutuabile da studi di ecografia intravascolare che hanno documentato come le statine ad alto dosaggio determinino un “congelamento” della placca aterosclerotica coronarica nei pazienti con SCA-NSTEMI 5.6.
Il gruppo ARMYDA (Atorvastatin for Reduction of Myocardial Damage During Angioplasty) – nato dall’impulso di Giuseppe Patti e Germano Di Sciascio del Campus Biomedico e con la collaborazione di Vincenzo Pasceri dell’Ospedale San Filippo Neri di Roma – aveva già documentato in passato come il pretrattamento con 7 giorni di atorvastatina potesse ridurre l’incidenza di danno periprocedurale a seguito di interventistica coronarica percutanea (PCI) elettiva 7.
Tuttavia, la frequente necessità di trattamento con PCI immediatamente dopo coronarografia nei pazienti con SCA-NSTEMI ha reso oggi un pretrattamento di tale durata difficilmente realizzabile.
Lo studio ARMYDA-ACS. Con lo studio ARMYDA-ACS gli stessi ricercatori hanno testato gli effetti di un trattamento con atorvastatina ad alto dosaggio nelle ore immediatamente precedenti la procedura.
Sono stati quindi arruolati 171 pazienti candidati a coronarografia ed eventuale PCI nelle 48 ore successive ad un episodio con SCA-NSTEMI e randomizzati ad atorvastatina (80 mg 12 ore prima della coronarografia, seguite da 40 mg 2 ore prima della PCI) o placebo, tutti pretrattati con 600 mg di clopidogrel. Sono stati quindi registrati gli eventi avversi a 30 gg: decesso, infarto miocardico (incremento del CK-MB>2 volte i valori normali) e rivascolarizzazione in urgenza.
I pazienti nel gruppo atorvastatina hanno presentato una incidenza del 5% di eventi avversi, significativamente inferiore ai pazienti del gruppo placebo (17%, P<0,01). Tale differenza è risultata quasi esclusivamente ascrivibile all’incidenza di infarto miocardico (5% vs 15%, P<0,04) (Fig. 1). Similmente è stata riscontrata nel gruppo trattato con atorvastatina una minore indicenza di incremento del CK-MB al di sopra dei valori normali (7 vs 27%, P<0,001) e di troponina I (41 vs 58%, P<0,039), mentre l’incidenza di incremento di mioglobina è risultata simile nei due gruppi (45 vs 42%).
All’analisi multivariata la somministrazione di atorvastatina è risultata la sola variabile indipendente in grado di ridurre il rischio di eventi avversi.
Commenti. I possibili meccanismi responsabili di tale protezione precoce dell’atorvastatina non sono stati ancora bene identificati, ma sicuramente non sono riconducibili all’effetto ipocolesterolemizzante, che richiederebbe un trattamento di lunga durata. Studi soprattutto sperimentali con statine hanno documentato l’effetto “pleiotropico” (indipendente dalla riduzione della colesterolemia) 8,9, quale miglioramento della funzione endoteliale, vasodilatazione microvascolare 10,11 ed effetto diretto antitrombotico12. Giuseppe Patti aveva già dimostrato nell’ARMYDA-CAMs che l’atorvastatina è in grado di ridurre l’incremento delle molecole di adesione dopo PCI elettiva 13.
Pertanto anche le statine ad alto dosaggio si inseriscono nell’elenco dei presidi da somministrare in modo precoce al paziente con SCA-NSTEMI candidato ad una gestione precocemente invasiva (coronarografia ed eventuale PCI).
Legenda alla figura 1:
Distribuzione dell’incidenza di eventi avversi a 30 gg nei due gruppi di pazienti.
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