tre libri, un luogo allegorico, una barzelletta
6 Ottobre 2015sorteggiarsi
11 Ottobre 2015Nel giorno in cui il premio Nobel viene (nuovamente) assegnato a una scrittrice di cui non ho mai letto nulla (dovrò prima o poi cominciare a vergognarmi di questo fatto che si ripete a scadenza annuale, con me che rapidamente digito un nome e cognome finora sconosciuti sulla maschera di ricerca di Wikipedia e finalmente capisco chi sia lo sconosciuto che è stato premiato…) (e in ogni caso avrei anche un paio di link utili da fornirvi se credete: il primo è una bella pagina della scrittrice stessa, che si chiama Svetlana Aleksievič, e ha anche una gran bella faccia di donna intelligente, se mi permettete il commento – inutilissimo – alla di lei fotografia; il secondo è una breve pagina di presentazione della scrittrice che ho trovato meno affrettata delle altre che già pullulano in rete); ma in questo giorno però io volevo dirvi che ci sono tre cose (non sono “cose”, uno è proprio una persona, ma va bene lo stesso, spero) a cui mi sono affezionato e che volevo in qualche modo segnalare anche a voi, che magari l’affetto, chissà, sarà contagioso.
La prima di queste “cose” è una collana di un editore italiano, Laterza. La collana si chiama Solaris, che è un bel nome, e comprende quattro volumetti, di cui almeno uno bellissimo (ne abbiamo già tante volte parlato) e un altro interessante; e ne comprende anche un terzo, scritto da Giorgio Falco, che non ho ancora letto ma che leggerò. Lo trovate presentato qui, in una bella intervista all’autore, che merita secondo me un po’ di tempo. E merita di essere segnalata la collana, perché è sempre più raro trovarne di così interessanti e stimolanti.
Poi c’è la casa del Manzoni, di cui volevo parlarvi. È stata riaperta l’altro ieri e tutti (anche gli architetti bravi) ne dicono un gran bene. È un luogo al quale dovremmo essere affezionati, per tanti motivi; magari invece lo trascuriamo un po’, gli preferiamo luoghi un po’ più alla moda, ma pazienza. Se vi capitasse, è un bel posto in cui andare un pomeriggio, quando a Milano piove o fa freddo.
Infine, finalmente, c’è la persona, che è Ermanno Cavazzoni. Lui è davvero uno scrittore «marginale», «eterodosso», come si usa dire di scrittori che non lo sono quasi per niente. Lui invece lo è. Ed è anche uno di quegli scrittori di cui si può prendere un libro a caso e cominciare, perché vanno tutti bene, a mio parere, e magari ci si diverte e poi si prendono anche gli altri. Qui ne trovate splendidamente (e l’avverbio non lo uso a caso) recensito uno, l’ultimo: se vi è comodo, si può anche partire da questo.