Mortalità cardiovascolare in Europa: un fardello ancora molto pesante
24 Novembre 2015TAVR: rischio di danno miocardico post-procedura?
24 Novembre 2015A cura di Marta F. Brancati
Weisz G, Genereux P, Iñiguez A, et al. Ranolazine in patients with incomplete revascularization after percutaneous coronary intervention (RIVER-PCI): a multicenter, randomized, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet 2015 [Epub ahead of print].
È noto che la rivascolarizzazione coronarica incompleta (dovuta generalmente ad anatomia sfavorevole) sia associata ad aumentata incidenza di mortalità ed eventi cardiaci avversi. Un trial pubblicato su Lancet, attraverso un disegno randomizzato, controllato, in doppio cieco, ha valutato l’utilità della terapia con ranolazina (1000 mg x2/die) vs placebo nell’allungamento dell’intervallo libero da ischemia con necessità di rivascolarizzazione o da nuova ospedalizzazione per ischemia senza rivascolarizzazione (endpoint primario). Negli oltre 2000 pazienti arruolati, dopo un follow-up medio di circa 600 giorni, non è stata osservata alcuna differenza significativa nell’incidenza dell’endpoint primario tra il gruppo trattato con ranolazina e il gruppo placebo (26% vs 28%, p= 0.48). Non si conferma, quindi, il beneficio della ranolazina in pazienti con rivascolarizzazione incompleta.
Ellis SG, Kereiakes DJ, Metzger DC, et al. Everolimus-eluting bioresorbable scaffolds for coronary artery disease. N Engl J Med 2015 [Epub ahead of print].
Si tratta di un trial multicentrico, randomizzato, con disegno 2:1, che ha confrontato l’utilizzo di uno stent bioriassorbibile a rilascio di everolimus (Absorb) con lo stent in cromo-cobalto a rilascio di everolimus con le migliori performance negli studi clinici (Xience), per il trattamento della coronaropatia non complessa. L’endpoint primario, testato sia per non-inferiorità che per superiorità, era la cosiddetta “target lesion failure” (ovvero morte, infarto e/o nuova rivascolarizzazione associati alla lesione trattata) a 1 anno. Ebbene, è stata dimostrata la non inferiorità (p= 0.007) dell’Absorb rispetto allo Xience, ma non la superiorità (p= 0.16). Non sono state riscontrate significative differenze nell’incidenza di morte, infarto e nuova rivascolarizzazione, né tantomeno nell’incidenza di trombosi in stent, sebbene tali eventi fossero tutti lievemente più frequenti nella popolazione trattata con Absorb. Sono dati certamente importanti, sebbene vi siano ancora, per gli stent bioriassorbibili, questioni aperte, legate sia a problematiche nelle tecniche di impianto che alla necessità di doppia antiaggregazione prolungata.