avere tempo, aspettare tempo
15 Settembre 2019le città visibili
22 Settembre 2019Sono questi, lo sapete anche voi, i giorni di settembre in cui comincia la scuola…
[è già cominciata in realtà, ci stiamo tutti abituando… Io però, personalmente, non mi abituerò mai e mi sono chiesto anche quest’anno, come ormai tutti gli anni, mi sono chiesto come farò, come ci riuscirò, come diavolo farò, come farò a parlare per quattro ore ogni mattina davanti agli sguardi perplessi e incerti degli adolescenti, visto che non ho assolutamente niente da dire, come riuscirò a nascondere questo segreto, che da anni non ho più niente da dire, niente di niente di niente, come farò… Ma già ce la sto di nuovo facendo, non so come, davvero, sono al quinto giorno di scuola e ce la sto facendo, non so come, forse mentendo, raccontando bugie a me stesso ancora prima che a loro, già sto parlando a quegli adolescenti, ogni mattina, per quattro ore consecutive, e chissà, mi sto chiedendo, come faccio, chissà come ce la faccio, chissà perché visto che da così tanti anni non ho più niente da dire]
… ed è quindi logico e anche giusto che in rete si parli molto di questo inizio, si parli di scuola, si dicano cose a vario titolo interessanti e stimolanti. E mi piaceva l’idea, stamattina, di raccogliere alcuni di questi post che parlano di scuola e proporli alla vostra attenzione, ché magari qualcuno vi può interessare o far riflettere o anche farvi scuotere la testa, in segno di disaccordo.
E c’è quindi il post sull’ora di religione, che mi è sembrato acuto e in qualche modo stimolante (lo trovate qui); ma anche, come poteva non esserci, c’è un post sul primo giorno di scuola (proprio lui, sempre lui, sempre quello) in cui l’autore riesce a farsi aiutare da due straordinari poeti come Zanzotto e De Angelis per raccontare il momento fragile in cui tutto ricomincia e non si sa in quale direzione potrà muoversi (lo trovate qui)… Ma ho felicemente incrociato anche un bell’articolo scritto da un amico maestro elementare (come Zanzotto, in effetti) che parla di scuola digitale in termini finalmente molto poco retorici e assai concreti (lo trovate qui); e anche questo è un post che mi è molto piaciuto. E poi ci sono i post più sostenuti, quelli che affrontano il tema “scuola” da un punto di vista più alto: io non so se li capsico proprio tutti e proprio bene (come dovrei) ma alcune delle cose che ci sono scritte sono importanti: per esempio sul rapporto tra la scuola e il mercato (lo trovate qui) o ancora di più sul problema del rapporto dell’insegnamento con il potere, che o vorrebbe condizionare (lo trovate qui). Ma ci sarebbero pure le treccine blu, per gli appassionati di moda giovane: non è un argomento così futile come sembra e c’è chi ne parla con l’attenzione e la puntualità necessarie (lo trovate qui); così come dovreste non perdervi la piccola ma efficacissima notazione di Roberto Contu (che ha scritto un bel libro, sulla scuola: questo) a proposito dell’utilità della presenza di scrittori a scuola e del loro atteggiamento durante i cosiddetti “incontri” con le scolaresche (lo trovate qui; e leggete anche il primo commento, lo ha lasciato Emanuele Trevi, scrittore vero, non è affatto trascurabile).
Eppure, pur in questo panorama così intelligente e interessante, io mi sono distratto e il mio tempo l’ho dedicato di nuovo a un libro, di nuovo a un libro di poesie, di nuovo a un libro di poesie di Montale. E se non aveste tempo per tutto il resto, per le treccine blu e i primi giorni di scuola e per tutto quello per cui mi piacerebbe che aveste tempo, ecco, una sola cosa mi permetto oggi di suggerirvi. Fate un pensiero sulla possibilità di leggere la nuova edizione commentata, uscita ieri, della Bufera e altro di Eugenio Montale; lasciate a questo libro così difficile un’opportunità entro la vostra vita; non abbandonate il post propri adesso… Io credo che sia la raccolta di versi che sta al centro di tutto il Novecento; quella che segna lo spartiacque; quella che ci dice da dove a un certo punto siamo ripartiti e ci dice anche la strada che in questi settant’anni abbiamo provato a fare e quindi anche quella che ci resta, da fare. Pensateci, io ci penso. E ogni volta che ci ripenso capisco che è soltanto questo che ogni mattina di ogni mese di ogni anno scolastico che ricomincia io ho da dire entrando a scuola (e che è questa l’unica cosa che ancora dico senza mentire): che ci sono dei libri, questi libri, La bufera e altro per esempio, da cui si impara tutto. O quasi tutto, direbbe Montale.