Efficacia di edoxaban nei pazienti anziani con fibrillazione atriale
13 Ottobre 2016TAVI nelle donne: dati dal Registro WIN-TAVI
13 Ottobre 2016A cura di Antonella Potenza
Vincent Auffret, Ander Regueiro, María Del Trigo, Omar Abdul-Jawad Altisent, Francisco Campelo-Parada, Olivier Chiche, Rishi Puri, Josep Rodés-Cabau. Predictors of Early Cerebrovascular Events in Patients With Aortic Stenosis Undergoing Transcatheter Aortic Valve Replacement. J Am Coll Cardiol 2016;68:673-684.
Una delle complicanze più temibili dell’intervento di sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVI) è rappresentata dagli eventi cerebrovascolari (ECV), nonostante recenti studi ne abbiano dimostrato una riduzione fino al 2,5-3%.
Di recente è stata pubblicata una metanalisi di 64 studi, per un totale di 72.318 pazienti, il cui obiettivo è identificare i fattori predittivi degli eventi cerebrovascolari precoci a 30 giorni dopo procedura di sostituzione valvolare aortica.
Nell’ambito della popolazione analizzata, 2385 pazienti (3,3%) hanno presentato un ECV con un’incidenza compresa tra l’1 e l’11% (mediana 4%), in assenza di differenze statisticamente significative tra i risultati degli studi eseguiti presso un singolo centro (incidenza dal 2 al 6%) e gli studi multicentrici (incidenza dal 3 al 4%) (p=0,08).
L’età media dei pazienti era compresa tra 78,6 e 84,5 anni, con una percentuale di maschi del 47,6 ± 5,4%. Un precedente stroke e storia di FA sono riportati, rispettivamente, in 44 e 38 studi, con una percentuale variabile dal 7,3% al 23% e dal 5,4% al 50,6%, rispettivamente.
L’approccio transfemorale è stato utilizzato nel 77% dei casi, nel 18% dei casi accesso transapicale, nel 3% accesso per via succlavia e nell’1,5% accesso transaortico; l’accesso transcarotideo viene menzionato soltanto in uno studio.
Tra i 63 studi che specificano il tipo di device impiantato, la valvola Edwards Sapiens è stata utilizzata in 11 studi (n=14.400) e la valvola autoespandibile Medtronic Corevalve in 10 studi (n=3454), mentre entrambi i device sono stati utilizzati in 42 studi (n=54.143). L’utilizzo della post-dilatazione e di intervento di valve-in-valve è riportato rispettivamente nel 25% e 41% degli studi, e sono stati utilizzati in media nel 15,5 ± 10,3% e nel 2,8± 1,3% dei casi, rispettivamente. I valori di risk ratio (RR) hanno indicato un rischio inferiore per gli uomini (RR: 0,82; p=0,02) e un rischio superiore per i pazienti con insufficienza renale cronica (RR: 1,29; p=0,03) e con fibrillazione atriale di nuova comparsa dopo TAVI (RR: 1,85; p=0,005) e per le procedure eseguite presso centri nella prima fase di implementazione della metodica (RR: 1,55; p=0,003). L’utilizzo di una post-dilatazione con palloncino era associata a un maggiore rischio di ECV (RR: 1,43; p=0,07). Il tipo di valvola (espandibile con palloncino piuttosto che auto espandibile, p=0,26) e l’approccio (transfemorale piuttosto che non transfemorale, p=0,81) non predicevano gli ECV.
In conclusione, questi dati documentano che il sesso femminile, la nefropatia cronica, il timing dell’intervento in relazione alla curva di apprendimento degli operatori e la fibrillazione atriale di nuova insorgenza costituiscono predittori degli ECV dopo TAVI; si tratta di dati utili per la messa a punto di modalità di stima e identificazione dei pazienti candidati a TAVI a rischio elevato di ECV e per la successiva implementazione di strategie preventive mirate.