Riparazione transcatetere della valvola tricuspide: first-in-man experience
17 Gennaio 2016La combinazione antitrombotica appropriata nel paziente con fibrillazione atriale e indicazione alla TAO sottoposto ad angioplastica coronarica con impianto di stent
19 Gennaio 2016Non è necessario, ne sono certo, venire ingenuamente qui a scrivere che a Parigi bisognerebbe tornarci almeno una volta l’anno, per non dimenticarsi di quanto una città posa essere bella e suggestiva e di quanto gli uomini abbiano saputo (anche), pietra dopo pietra, costruire spazi e luoghi meravigliosi, come Place des Vosges. E dunque non è necessario nemmeno trovare un pretesto per tornare quanto prima a Parigi: nemmeno se il pretesto è la riapertura del museo Rodin, chiuso da tre anni per ristrutturazione. Però aiuta. E forse anche aiuta sapere che tale riapertura sia avvenuta proprio il 12 novembre 2015, ai limiti di una coincidenza che chiunque potrà interpretare per come gli sembra più significativa:
Potete allora immaginarvi la mia emozione visitando – dopo molti anni – il museo parigino, collocato in quel settecentesco Hôtel Biron dove l’artista aveva il suo studio, e che proprio lui volle divenisse un’istituzione pubblica e visitabile. E anche qui il sentimento non è scaturito solo dalla visione di opere d’arte di qualità incomparabile, ma anche dal pensiero che la riapertura al pubblico del museo dopo tre anni di lavori di restauro sia avvenuta il 12 novembre 2015, e cioè quasi in contemporanea con gli attentati che hanno insanguinato Parigi il giorno successivo. Si tratta, come è ovvio, di una casualità. Eppure mi piace attribuire al fatto un valore simbolico, e contrapporre la brutalità, l’orrore, la insensata violenza di questi ultimi eventi – terribili ma transitori – alla bellezza dell’arte, alla civiltà e alla cultura che essa trasmette, in una prospettiva (come si diceva un tempo, con un po’ di sana retorica…) “universale ed eterna”.
Non è necessario, so anche questo, consigliare la lettura o la rilettura di libri che tutti sanno essere dei capolavori e che tutti quindi hanno letto o si propongono di leggere al più presto. Appartiene a questo novero, ahimè ristretto, La strada di McCarthy, senza dubbio alcuno (mio). E quindi non è necessario che voi ne rileggiate una recensione un po’ particolare che ho trovato in questi giorni in rete. Però aiuta. E forse potrà rendere più solido quel proponimento che vi ha fatto comprare il libro qualche tempo fa ma che ancora non ve lo ha fatto aprire; o che ve lo ha fatto leggere una prima volta, stupiti e meravigliati, ma non ve lo ha fatto già rileggere, come vi eravate detti appena chiusa l’ultima pagina: «Lo rileggerò». Appunto:
L’ho finito in due giorni, usando il poco tempo libero che ho in questo periodo. Ne ho letto la maggior parte seduto sul divano, con la piccola g tra le braccia, avviluppata in una copertina di lana di colore blu. Non mi ha fatto male come le altre volte in cui l’avevo letto. Anzi, a un certo punto mi son detto che questo romanzo è pieno di luce, una luce che in pochi forse hanno riconosciuto. La luce che anima le persone che lottano per ciò in cui credono anche quando tutto sembra o è perduto, la luce della volontà, che poi alla fine, molto spesso, è l’unica cosa che ci resta. Questo racconto atavico di un uomo in lotta contro l’orrore e la morte, una morte onnipresente nell’assenza di un qualsiasi, minimo accenno del suo contrario, la vita, spazzata via in ogni sua forma da un olocausto nucleare, eccezion fatta per alcuni pochi (s)fortunati esseri umani che si trovano a vagare in un mondo carbonizzato e deceduto nel tentativo di sopravvivere in un qualche modo.
Non è necessario (lo so senza che nessuno si affanni a ricordarmelo) ribadire che l’Italia tutta ma Roma in particolare troveranno un futuro nel momento in cui avranno anche saputo dare forma e senso alla loro bellezza e avranno imparato a valorizzarla, non a sfruttarla, e le avranno dato un respiro più ampio, non il ridicolo prezzo del biglietto di un attrazione a caso. Ecco, a questo penso quando leggo articoli apocalittici come quello scritto da Christian Raimo. E so che non è necessario pensarlo. Però aiuta, mi dico un’altra volta: se non altro a sapere quale strada stiamo imboccando, mentre forse ce ne sarebbero altre: la vocazione, dice Raimo, il futuro. Una delle poche cose di cui si sa che, per forza, sarà necessaria: anche solo per non vivere il presente come se già appartenesse a un altro.
Soffocata dalle polveri sottili e dalla pioggia di guano degli uccelli, Roma si sta trasformando in una specie di gigantesco non-luogo asfissiante e sfibrato. Una città senza sindaco e con due papi, e sotto la tutela di due commissari: Francesco Paolo Tronca – un prefetto che mai si era occupato di questioni romane – per gestire il comune; e Franco Gabrielli – un esperto di protezione civile – per gestire il giubileo appena cominciato (e già deludente per gli operatori turistici che si lamentano per le prenotazioni cancellate dalla paura degli attentati). Un duumvirato poliziesco che sta amministrando la città senza che stia stato eletto da nessuno, per un tempo emergenziale di cui non si conosce ancora un termine: si voterà forse a giugno, forse a settembre, forse chissà. La defenestrazione di Ignazio Marino e della sua giunta ha creato una tale sfiducia nella classe politica che il governo e il Pd stanno cercando di rinviare il più tardi possibile la data elettorale, sperando di far dimenticare la scena grottesca di un sindaco sfiduciato perché non aveva rendicontato degli scontrini e perché era bizzarro. Nel frattempo l’amministrazione di Tronca è tutta all’insegna di una retorica vizza di decisionismo.
2 Comments
Quel libro lo presi in mano due volte, arrivando fin verso la pagina 40; e in entrambi i casi a quel punto mi capitarono due delle peggiori tribolazioni della mia -per solito serena- esistenza.
Metta in guardia i Suoi lettori, ché compiano rituali apotropaici!
Lei però non mi spaventi i già sparuti e spauriti lettori dell’italica penisola… Come ognun sa, i libri rendono liberi e tutte quelle meravigliose cose lì 😉