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parole d’amore

Ho letto tanti articoli interessanti tra venerdì sera, ieri pomeriggio e stamattina. Ho letto per esempio un bellissimo articolo sugli eroi dello sport, quelli del passato, che ci sembrano sempre migliori di quelli del presente (qui). E ho letto anche un bell’articolo sul fratello maggiore di Arthur Rimbaud, che si chiamava Frédéric ed era forse più ribelle e maledetto dello stesso poeta maledetto Arthur (qui). E poi ho letto un articolo breve ma consistente sui riflessi sociologici della pandemia da coronavirus, che non dovremmo mai sottovalutare (qui). E anche una lunga e articolata di riflessione di Elvira Mujcic sul bilinguismo, sull’abitare una lingua, sulla maternità di una lingua o almeno quella che noi definiamo tale (qui). E infine, stamattina, ho anche letto (annuendo con il capo, dalla prima all’ultima riga) il bellissimo post che ha scritto Andrea Inglese a proposito dell’omicidio del professore che a Parigi ha mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo (qui). Sono state letture interessanti, mi hanno fatto pensare e riflettere, le ho salvate tra i segnalibri del mio browser, ho anche valutato di segnalarle a qualche caro amico, a qualche studente, a qualcuno di quelli che casualmente passano di qui.

Ma poi mi sono lasciato stupidamente incantare. E l’incanto è stato quello (inutile, inutile, davvero inutile) di uno degli articoli forse meno belli tra quelli che ho letto tra venerdì sera, ieri pomeriggio e questa mattina. Un articolo che parla del carteggio tra Francis Scott Fitzgerald e la sua amata Zelda, un carteggio lungo, che è stato pubblicato in Italia quasi venti anni fa e di cui io non sapevo niente, mi ero distratto, non l’ho mai letto, non ho mai nemmeno pensato che esistesse, un carteggio che racconta una storia d’amore bellissima e disperata e tragica e commovente…

E ho allora letto l’articolo che ne parla (lo trovate qui) e con stupore ho scoperto che è solo uno dei tanti articoli che parlano di «carteggi d’amore»: che c’è proprio questa rubrica sul sito Doppiozero (si chiama così: «Speciale: Carteggi amorosi») di cui io mai mi ero accorto. E mi sono incantato a ripercorre tutti quegli articoli che avevo tralasciato distratto in tutto questo tempo, tutti questi carteggi d’amore che mi sono perso, che non ho letto, tutto questo amore, questa felicità, questa disperazione che chissà come mi sono lasciato sfuggire, come uno stupido qualsiasi, come quello che sono…

Ho pensato allora che uscivo di casa a prendere un po’ di vento e di sole, che non leggevo più niente, almeno per oggi. Ho pensato che dovremmo decidere così un giorno: eliminare tutto il resto, tutti i libri e tutti gli articoli interessanti e pubblicare solo i carteggi d’amore tra le persone che si amano, le parole d’amore, per un mese, per un anno, per un decennio, per sempre… Chissà come andrebbe a finire.

Davide Profumo
Davide Profumo
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