parlare (ancora) di poesia
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Worthley SG, Abizaid A, Kirtane AJ, et al. First-in-Human Evaluation of a novel Polymer-Free Drug-Filled Stent. Angiographic, IVUS, OCT, and Clinical Outcomes From the RevElution Study. JACC Cardiovasc Interv 2017;10:147-156.
La ricerca sulle tecnologie nell’ambito degli stent coronarici è in piena attività. Continuano a suscitare un certo interesse gli stent medicati senza polimero, che potrebbero consentire una riduzione della durata della doppia antiaggregazione.
Lo studio di Wothley et al. (trial RevElution) propone un’analisi sulla performance di un tipo di stent medicato che contiene sirolimus nel suo strato interno, per poi rilasciarlo attraverso dei piccoli fori sulla superficie. Questo dispositivo è denominato, genericamente, drug-filled stent (DFS). Nel RevElution sono stati arruolati 100 pazienti con coronaropatia de novo (diametro delle lesioni 2.25-3.5 mm, lunghezza ≤ 27 mm). Sono state individuate 2 coorti di 50 pazienti ciascuna, con follow-up angiografico e IVUS rispettivamente a 9 mesi e a 24 mesi; è stato inoltre eseguito uno studio OCT su 30 pazienti. Sono stati pubblicati i risultati sull’endpoint primario (la restenosi, o «late lumen loss») a 9 mesi, confrontato con quello, ben noto in letteratura, del DES di seconda generazione Resolute (a rilascio di zotarolimus). Ebbene, è stata raggiunta la non inferiorità per quanto riguarda l’endpoint primario (0.26 ± 0.28 mm per il DFS e 0.36 ± 0.52 mm per il DES, p non inferiorità <0.001). L’endotelizzazione valutata mediante OCT ammontava a 91.4%, 95.6% e 99.1% a 1, 3 e 9 mesi, rispettivamente. La percentuale di «target lesion failure» è stata osservata nel 2.1% dei casi, in assenza di casi di trombosi in stent. Si tratta di risultati assolutamente incoraggianti, sebbene ovviamente siano necessari un follow-up più lungo e una casistica più ampia.