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Nuove evidenze sui NAO

A cura di Marta F. Brancati

Glund S, Moschetti V, Norris S, et al. A randomised study in healthy volunteers to investigate the safety, tolerability and pharmacokinetics of idarucizumab, a specific antidote to dabigatran. Thromb Haemost 2015;113 [Epub ahead of print].

Lo studio ha testato, per la prima volta, su volontari sani, l’utilizzo dell’idarucizumab, un anticorpo monoclonale, come antidoto al dabigatran. I pazienti sono stati randomizzati verso placebo con schema 3:1. Il gruppo trattato con l’anticorpo è stato sottoposto a una infusione di 1 ora con dosi crescenti comprese fra 20 mg e 8 g, oppure a una infusione di 5 minuti con dosi di 1, 2 o 4 g. In sostanza, il farmaco sembrerebbe rispondere all’esigenza di un rapido raggiungimento del picco di concentrazione e di una breve emivita (circa 45 min). Anche il profilo di sicurezza parrebbe incoraggiante (eventi avversi rari, senza differenze significative rispetto al placebo, prevalentemente lievi e comunque non tali da richiedere la sospensione del trattamento).

 

Schulman S, Goldhaber SZ, Kearon C, et al. Treatment with dabigatran or warfarin in patients with venous thromboembolism and cancer. Thromb Haemost 2015;113 [Epub ahead of print].

I pazienti oncologici sono ad alto rischio di tromboembolismo venoso (VTE), pertanto rappresentano una categoria di pazienti che non infrequentemente entra in contatto con il cardiologo. Non ci sono dati chiari sull’uso del dabigatran in questo setting di pazienti. Sulla base dei dati riguardanti due trial randomizzati che hanno confrontato dabigatran e warfarin in pazienti con VTE, i pazienti affetti da cancro erano a maggior rischio di VTE, senza rilevanti differenze fra dabigatran e warfarin in termini di efficacia di trattamento, valutata come ricorrenza di VTE e morte (HR 0.75; 95% CI, 0.20-2.8 per i pazienti oncologici noti, HR 0.63; 95% CI, 0.20-2.0 per quelli in cui la diagnosi di cancro è stata fatta durante lo studio). I due farmaci sono risultati associati anche a simile rischio emorragico.

 

Coleman CM, Khalaf S, Mould S, et al. Novel oral anticoagulants for DC cardioversion procedures: utilization and clinical outcomes compared with warfarin. Pacing Clin Electrophysiol 2015;38:731-737.

L’utilizzo dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) per la prevenzione del tromboembolismo in pazienti sottoposti a cardioversione elettrica della fibrillazione atriale sta diventando sempre più frequente, sebbene il warfarin rimanga l’anticoagulante più usato. Lo studio in questione ha valutato l’utilizzo e l’efficacia clinica dei NAO rispetto al warfarin tra il 2009 e il 2013, presso la Cleveland Clinic. Ebbene, su più di 5000 procedure di cardioversione, l’80% è stato effettuato in terapia con warfarin, il resto utilizzando dabigatran (15.5%), rivaroxaban (3.5%) e apixaban (1.0%).

 

 

Brancati_Marzo_Figura 1

 

L’incidenza di eventi cerebrovascolari ed emorragici, di per sé bassa, non è risultata significativamente differente nel gruppo warfarin e nel gruppo NAO. Naturalmente, con il verosimile aumento dell’utilizzo dei NAO, sarà possibile avere dati più forti e, chissà, incoraggianti rispetto a un loro utilizzo preferenziale.

 

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Marta F. Brancati
Marta F. Brancati
Dirigente medico di I livello, UO Emodinamica, Ospedale degli Infermi, ASL BI - Biella

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