Incastrato qui, tra un Giorno della Famiglia (Family Day, per quelli che sono un po’ in difficoltà con l’italiano) che bussa alla porta e un Giorno della Memoria che non tarderà a farlo, mi pare che debba esser davvero difficile oggi scrivere qualcosa che sgusci via tra un giorno e l’altro, quasi senza lasciare traccia di sé, e di me.
E allora ho pensato che questo post può andare bene. Perché dice tante cose e in particolare ne dice una, che tante volte mi sono trovato a pensare, senza articolarla come poi avrei voluto; è questa:
“In Italia sono tutti maschi” diceva il duce e applicava un’antica regola italica: non parliamone così fingiamo che non esistano. E si nascondeva dietro la nostra amatissima ipocrisia di lontane origini cattoliche. Ovviamente siccome non basta fingere che una cosa non esista perché questa scompaia (concetto non chiaro ancora a molti) gli omosessuali venivano comunque prelevati e spediti al confino, assieme ai dissidenti politici.
E’ passata la guerra, nessuno se li ricorda.
La nostra memoria è talmente labile che ce ne dimentichiamo anche quando Scola il grande ce lo sta sbattendo in faccia: “Mastroianni tenta il suicidio perché sta per essere spedito al confine in quanto omosessuale”. Bel film. Capacità di collegarlo al nostro tempo, inesistente.
La giornata della memoria mi ha sempre fatto un po’ arrabbiare perchè, da un certo punto di vista, l’ho sempre trovata molto ipocrita.
Ci battiamo il petto e piangiamo su centinaia di drammatiche storie (ogni libraio d’Italia sa la vagonata di titoli a tema Shoah che arrivano in questi giorni) e non riusciamo mai a porci una domanda: se io mi fossi trovata al posto dei miei nonni o bisnonni cosa avrei fatto? Sarei stata in grado di difendere chi veniva deportato o me ne sarei stato zitto?
Ovviamente giovani menti romantiche diranno in coro: io avrei difeso gli ebrei di Roma col mio corpo! Altre menti più adulte si metterebbero in pace la coscienza con un: vabbeh, a me non è capitato evito di pensarci.
Così si evita anche di pensare ad una seconda domanda: c’è qualcosa che non sto facendo per altri che vengono ok, non deportati, ma discriminati? C’è qualcuno di cui me ne sto fregando? C’è qualcuno che non sto vedendo?
(La medesima cosa, più o meno, l’ha scritta ieri Gad Lerner, parlando di chi non ha magari il triangolo rosa cucito sul pigiama a righe ma che comunque noi, con i nostri occhi spalancati chiusi, stiamo da tempo, tantissimo tempo, facendo finta di non vedere. O peggio, come a volte mi pare, davvero non vediamo più:
Dall’inizio del 2016 si registrano già 31 mila persone che hanno effettuato la traversata invernale dalla costa turca alle isole greche, in condizioni di estremo pericolo. Il numero dei morti accertati supera di molto il centinaio, si parla di 45 annegati solo negli ultimi due giorni. I giornali ne riferiscono stancamente e, per sollecitare un minimo la nostra usurata capacità di commuoverci, insistono sull’elevata percentuale di bambini tra le vittime.)
Ecco, io oggi non avrei altro da aggiungere, e già mi sembra tanto. Però, magari, potrei non esimermi dal consueto consiglio domenicale di lettura, se credete. È un libro scritto da Fabio Stassi, che si può scaricare e leggere subito, senza nemmeno abbattere un albero di nessuna foresta. Parla di personaggi letterari, cioè di uomini e donne che hanno avuto la sorte di esistere in modo diverso dal nostro; e di essere reali di una realtà che a noi non sempre risulta chiara. Tramite loro, se abbiamo voglia, possiamo anche, con pazienza e dedizione, imparare a riconoscere e ad amare noi stessi e gli altri, un po’ di più, anche quelli lontani e diversi, leggermente di più di come oggi sappiamo fare. Si chiama letteratura ed è una disciplina che, francamente, non sottovaluterei.
4 Comments
era la domanda che mi ponevo tempo fa, ma avrei fatto qualcosa per gli ebrei deportati?
però penso che la gravità e l’orrore di allora resti unico nella storia, anche paragonato alla tragedia dei profughi di adesso. A meno che ISIS non sia il nostro nazismo “quotidiano”, allora siamo daccapo…
La domanda resta inevitabilmente senza risposta. Però la maggior parte fece semplicemente finta di niente, o almeno non si sforzò di provare a vedere la realtà (come è più che implicitamente mostrato nel film di Scola, per esempio). E non erano persone troppo diverse da noi, secondo me.
Una buona lettura sul significato della parola “famiglia”, e sul tema dell’omosessualità, la si trova su Repubblica di ieri, a firma di Mancuso. Che mostra intelligenza e soprattutto coraggio da vendere, visto che ‘dà una lezione’ nientemeno che a papa Bergoglio. La memoria va risvegliata (o meglio, tenuta viva) così, come fa lui, mettendo in moto il cervello, senza il timore di farsi scomodi nemici.
La sua segnalazione, gentile Stefania, mi fa molto piacere. Mi ero infatti tenuto da parte il pezzo che lei ha citato per i ritagli del mese di gennaio, ormai prossimi. A questo punto lo inserisco in calce al pezzo di oggi, e non ne parliamo più. L’articolo è questo: http://www.vitomancuso.it/2016/01/23/i-confini-della-misericordia/