Stenosi valvolare aortica severa asintomatica: aspettiamo a intervenire?
4 Gennaio 2016qualche bella risata
5 Gennaio 2016A cura di Seena Padayattil
La terapia anticoagulante per la prevenzione dell’ictus, il controllo del ritmo e della frequenza sono argomenti ben noti nell’ambito della fibrillazione atriale (FA). La modificazione dei fattori di rischio cardiovascolare per la prevenzione e terapia della fibrillazione atriale sta avendo un’attenzione importante nel mondo scientifico. Ne abbiamo anche noi parlato in una notizia ohibò.
In una revisione della letteratura, gli autori riportano l’evidenza disponibile su questo argomento. Ecco i principali fattori sui quali intervenire:
- Obesità e calo ponderale: obesità e fibrillazione atriale sono strettamente legati e l’indice di massa corporea (BMI) fa parte dei modelli predittori di insorgenza di fibrillazione atriale. Vari studi dimostrano che per un aumento di 1 kg/mq di BMI si ha un aumento di rischio di fibrillazione atriale del 5-12%. Questo dato è confermato anche da alcune metanalisi. I meccanismi possono essere l’ingrandimento atriale sinistro, l’aumento di grasso pericardico e lo stato infiammatorio cronico. Vari studi clinici hanno dimostrato che nei pazienti obesi con fibrillazione atriale il calo ponderale porta a una significativa riduzione della recidiva di fibrillazione atriale e dei sintomi legati alla FA.
- Sedentarietà e attività fisica: In diversi studi, l’attività fisica moderata si associa a una riduzione del rischio di incidenza di fibrillazione atriale; mentre non vi sono differenze nell’incidenza di FA tra coloro che praticano attività fisica intensa o nessuna attività fisica. Un aumento di capacità lavorativa calcolata secondo MET durante i test ergometrici comporta una riduzione del rischio relativo di insorgenza di FA del 7%. Nello stesso modo nei pazienti obesi con fibrillazione atriale un aumento dei METs migliora i sintomi e la severità di FA.
- Ipertensione arteriosa: la pressione arteriosa elevata è uno dei più forti predittori per l’insorgenza di fibrillazione atriale. L’incremento del post carico causa un rimodellamento sia ventricolare che atriale con disfunzione diastolica, ingrandimento atriale e aumentata fibrosi parietale. Ma la riduzione dell’incidenza di FA mediante il controllo della pressione arteriosa non è mai stata dimostrata negli studi. Tuttavia il controllo della pressione arteriosa è indispensabile per ridurre i rischi tromboembolici legati alla fibrillazione atriale.
- Sindrome delle apnee notturne (OSAS): questa patologia è molto più frequente tra i pazienti con fibrillazione atriale rispetto alla popolazione generale. L’ipossiemia notturna intermittente e l’ipercapnia aumentano il tono simpatico e i valori pressori contribuendo a un rimodellamento atriale con dilatazione e fibrosi atriale. In un’analisi multivariata dei fattori di rischio per la fibrillazione atriale, la sindrome delle apnee notturne ha dimostrato un’associazione più forte dell’obesità, dell’ipertensione e del diabete. In uno studio prospettico dei pazienti con OSAS sottoposti alla cardioversione elettrica, la recidiva di fibrillazione atriale era significativamente più bassa tra quelli che ricevevano un trattamento per le apnee notturne.
La modificazione dei fattori di rischio non è ancora contemplata nelle linee guida attuali, ma l’evidenza disponibile è consistente per proporre strategie di riduzione dei principali fattori di rischio nell’intento di prevenire la fibrillazione atriale e per ridurre i suoi sintomi.
Bibliografia:
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- Mozaffarian D, Furberg CD, Psaty BM, et al. Physical activity and incidence of atrial fibrillation in older adults: the Cardiovascular Health Study. Circulation 2008;118:800–7.
- Kanagala R, Murali NS, Friedman PA, et al. Obstructive sleep apnea and the recurrence of atrial fibrillation. Circulation 2003;107:2589–94.
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