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madre e sorella

Di tutto quello che è accaduto nella scuola italiana degli ultimi trent’anni, ciò che più mi ha addolorato, non esito nemmeno a confessarlo, è stata la scomparsa della geografia. Che si è sempre studiata male, va detto, ma che adesso, semplicemente, non si studia più. E anzi: non sapere la geografia è diventato in Italia, un vanto, non so perché; ed è normale ascoltare chiunque, anche persone colte, anche persone che cercano di darci lezioni sulla vita la politica l’economia e la morale, rivelare con un candore assai somigliante al disprezzo, di non sapere nulla di geografia, ahahaha (questa è la risata), proprio nulla di nulla.

 

[E poi ci sono quelli che «Tanto c’è il navigatore satellitare» ti dicono; e che dimostrano, in una sola frase sprezzante, di non avere nemmeno idea di cosa sia la geografia.]

 

Anche per questa ragione (e perché la geografia invece a me piace molto, la trovo bellissima e utilissima, e sono un utilizzatore compulsivo di navigatori satellitari, naturalmente, ma cosa c’entra, niente c’entra, e nulla invece mi toglie il giusto di riconoscere un paesaggio, una strada, il profumo di un vento o qualsiasi cosa abbia a che fare con la terra, che mi è madre e sorella, come scrisse qualcuno tanto tempo fa, e proprio per questo voglio conoscerla meglio e più possibile, altroché), anche per questa ragione ho sempre insistito, su queste vanissime pagine, e vanamente ancora insistito sul legame che c’è tra luoghi e racconti, tra geografia e letteratura, tra Itaca e l’uomo che vuole raggiungerla e che inventa contemporaneamente il viaggio e la poesia.

 

[Ma a proposito di vanità, invece: ieri è stata una data importante per il campione mondiale di vanità (di tutti i tempi): se aveste la vana curiosità di ricordarvi chi sia stato, qui trovate un semplice e bel racconto del suo vano amore, delle sue vane speranze, del suo vano dolore.]

 

E quindi, per tutte le sopraddette ragioni, ho trovato bellissimo e importantissimo questo pezzo scritto sul web da Silvia Graziero che si intitola proprio: «La geografia è la materia più sottovalutata a scuola. Ma ci insegna a capire il mondo». E se non avete tempo di leggerlo proprio tutto (dovreste trovarlo, secondo me, perché la geografia lo merita, il nostro tempo) direi che ci sono due passaggi che però non potete trascurare, e li riporto qui, perché ci tengo davvero molto che qualcuno anche di passaggio li possa leggere. Il primo dice così:

 

La geografia non si limita alla lettura delle mappe, ma affronta temi attuali che spaziano dal cambiamento climatico alle guerre: questa disciplina serve per coordinare le strutture di soccorso in caso di calamità, ma anche per comprendere il fenomeno dei rifugiati, da dove vengono e perché, dove vanno e come si integreranno nel Paese di destinazione. La geografia è fondamentale per gestire la crescita demografica delle città, causa e insieme soluzione per risolvere i danni all’ambiente: affiancata a altre discipline come la demografia, l’economia e l’architettura, deve occuparsi della distribuzione della popolazione nei centri urbani, del suo consumo di risorse, delle diseguaglianze sociali in rapporto al territorio e degli spostamenti dei suoi abitanti.

 

Il secondo punto coincide invece con il finale dell’articolo e in qualche modo ne è anche la sentenza:

 

Conoscere la geografia permette di sfruttare al massimo, in modo consapevole e sostenibile, le risorse che del proprio territorio, crea cittadini consapevoli dell’ambiente che ci circonda e delle conseguenze che può subire per le nostre azioni, oltre a rendere più evidenti i fili che collegano tra loro luoghi distanti sul mappamondo. Sono questi gli elementi alla base del vivere e muoversi consapevolmente nel mondo globalizzato. Senza queste conoscenze non è possibile capire il mondo presente. Senza capire dove portano i bivi che gli intrecci politici e sociali ci pongono di fronte, come si possono prendere le decisioni giuste quando si ha facoltà di farlo?

 

Ecco sì, «conoscere la geografia», anche secondo me. E manifestare per il clima, ci mancherebbe, e indignarsi perché il futuro è dei giovani che vogliono un pianeta abitabile e bello e respirabile e fresco, ci mancherebbe altro, e scendere in piazza con i cartelli. Ma poi, finita la manifestazione, tornare a casa e mettersi a studiare, anche la geografia, soprattutto la geografia: perché per salvare il pianeta è bene conoscerlo un po’, e per conoscerlo è bene studiare. Altrimenti tutto sarà vano. Come l’amico citato lassù imparò fin troppo bene, tanti anni fa, in quella chiesa di Avignone.

 

[Che è in Provenza, Avignone; la quale è regione della Francia, la Provenza. E non è lontana da Arles, Avignone, dove viveva Van Gogh, per esempio; che fu amico di Gauguin, per esempio. Il quale poi andò a Tahiti, a dipingere quei meravigliosi indigeni,  li avete di sicuro presente; la quale è in Polinesia, Tahiti, mentre Gauguin era di Parigi, e Van Gogh era nato nel Brabante, che è una regione dei Paesi bassi, Olanda, capitale Amsterdam, città di canali e di Anna Frank, protagonista di una poesia di splendida di Vittorio Sereni, che invece era di Luino, lago Maggiore, Lombardia… e avanti così, appunto, di luogo in luogo, di terra in terra.]

Davide Profumo
Davide Profumo
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