Ictus e prevenzione secondaria: ruolo dell’insulino-resistenza
23 Giugno 2016contemporanei
24 Giugno 2016A cura di Antonella Potenza
Trac MH, McArthur E, Jandoc R, et al. Macrolide antibiotics and the risk of ventricular arrhythmia in older adults. CMAJ 2016; Epub ahead of print.
La terapia antibiotica con macrolidi (azitromicina, claritromicina, eritromicina) è comunemente utilizzata per il trattamento delle infezioni batteriche dell’apparato respiratorio. La letteratura fornisce evidenze contrastanti sul potenziale aumento del rischio di eventi aritmici maggiori in corso di terapia antibiotica con macrolidi.
In seguito alla pubblicazione sul New England Journal of Medicine nel 2012 (1) dei risultati di uno studio osservazionale da cui è emerso un aumentato rischio di morte cardiovascolare e di mortalità per tutte le cause nei pazienti sottoposti a ciclo di terapia con azitromicina per 5 giorni vs pazienti in terapia antibiotica con amoxicillina, la Food and Drug Administration (FDA) raccomanda massima cautela nell’utilizzo dei macrolidi per il potenziale rischio di prolungamento dell’intervallo QT e aritmie ventricolari.
Al contrario, Mortensen e coll. (2) hanno dimostrato come il rischio di mortalità a 90 giorni nei pazienti trattati con azitromicina non è superiore a quello dei pazienti sottoposti ad altra antibiotico-terapia.
In questo studio retrospettivo di coorte sono stati analizzati i dati di 503.612 pazienti di età ≥ 65 anni in terapia antibiotica con macrolidi (claritromicina, azitromicina, eritromicina) e confrontati con un gruppo di pazienti in terapia antibiotica non-macrolide (amoxicillina, cefuroxime, levofloxacina).
A 30 giorni, non è emersa nessuna differenza significativa in termini di ospedalizzazione per aritmie maligne, con lo 0.03% dei pazienti, per entrambe le classi di antibiotici, che ha sviluppato tachicardia/fibrillazione ventricolare.
Rispetto agli antibiotici non-macrolidi, la terapia antibiotica con macrolidi non si associa a un aumentato rischio di aritmie ventricolari (0.03% v. 0.03%; p=0.6), ma a un minor rischio di mortalità per tutte le cause (0.62% v. 0.76%; p<0.001). Questi risultati sono confermati anche nei sottogruppi, inclusi pazienti con insufficienza renale, scompenso cardiaco, coronaropatia e concomitante utilizzo di farmaci che provocano allungamento dell’intervallo QT.
Bibliografia
1) Ray WA, Murray KT, Hall K, et al. Azithromycin and the risk of cardiovascular death. N Engl J Med 2012;366:1881-90.
2) Mortensen EM, Halm EA, Pugh MJ, et al. Association of azithromycin with mortality and cardiovascular events among older patients hospitalized with pneumonia. JAMA 2014;311:2199-208.