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Lo studio COMMANDER HF ha valutato l’uso di rivaroxaban nei pazienti affetti da scompenso cardiaco e malattia coronarica in ritmo sinusale

A cura di Ilaria Cavallari

 

Zannad F, et al. Rivaroxaban in Patients with Heart Failure, Sinus Rhythm, and Coronary Disease. N Engl J Med. 2018 Aug 27. doi: 10.1056/NEJMoa1808848. [Epub ahead of print]

 

 

L’insufficienza cardiaca è associata all’attivazione di pathways correlati alla trombina. L’ipotesi su cui si basa lo studio COMMANDER HF è che il trattamento con rivaroxaban, un inibitore del fattore Xa, potrebbe ridurre la produzione di trombina e migliorare la prognosi dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica ingravescente e sottostante malattia coronarica.

 

Popolazione in studio. In questo studio randomizzato in doppio cieco 5022 pazienti con insufficienza cardiaca cronica, una frazione di eiezione del ventricolo sinistro inferiore al 40%, malattia coronarica ed elevate concentrazioni plasmatiche di peptidi natriuretici in assenza di fibrillazione atriale sono stati randomizzati a ricevere rivaroxaban alla dose di 2.5 mg due volte al giorno o placebo in aggiunta alle terapie standard. Il follow-up mediano dei pazienti aveva una durata di 21.1 mesi.

Endpoints. L’endpoint primario di efficacia era il composito di mortalità per tutte le cause, infarto miocardico o ictus. L’endpoint primario di sicurezza era il verificarsi di un’emorragia fatale o un sanguinamento critico con il potenziale di causare invalidità permanente.

 

Risultati principali. L’endpoint primario di efficacia si è verificato nel 25% dei pazienti in trattamento con rivaroxaban e nel 26.2% dei pazienti assegnati al gruppo placebo (HR 0.94; 95% CI 0.84-1.05; P=0.27). Tra il gruppo rivaroxaban e il gruppo placebo non è stata osservata alcuna differenza significativa nella mortalità per tutte le cause (rispettivamente 21.8% vs 22.1%; HR 0.98, 95% CI 0.87-1.10). Sanguinamenti di interesse inclusi nell’endpoint primario di sicurezza si sono verificati in 18 pazienti che hanno assunto rivaroxaban e in 23 pazienti trattati con placebo (HR 0.80; 95% CI 0.43-1.49, P=0.48).

 

Conclusioni. Il trattamento con rivaroxaban alla dose di 2.5 mg due volte al giorno non ha ridotto l’incidenza di morte, infarto miocardico o ictus nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica ingravescente, ridotta frazione di eiezione e malattia coronarica in assenza di fibrillazione atriale.

Ilaria Cavallari
Ilaria Cavallari
Cardiologo, Policlinico Campus Bio-Medico di Roma

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