Lo so, avete ragione. Lo so che è proprio l’espressione in sé ad avere poco senso: «il mio scrittore preferito» non vuole dire niente. Perché le preferenze cambiano, perché dipende dal campo e dal contesto, perché un conto è il libro contemporaneo, un altro conto il poema classico, è ovvio, perché quello che vale oggi non valeva ieri e sicuramente non varrà domani. Però, insomma, più o meno, a grandi linee… Ognuno di noi lo sa, in un determinato contesto, chi sia, realmente, il suo scrittore preferito. E, con tutte le precisazioni del caso, va anche detto che ogni volta che i miei studenti mi hanno chiesto, negli ultimi venticinque anni, «Prof, ma qual è il suo scrittore preferito?», ecco, io ho sempre dato la stessa risposta: «È Dante». (Poi loro mi dicono: «Ma no, prof, intendiamo scrittori veri, non quelli di scuola…»; e anche questo meriterebbe una piccola riflessione, ma facciamo un’altra volta…)
E quindi esiste, in determinati contesti, imprecisamente, con le dovute cautele, il nostro «scrittore preferito», per ciascuno il suo. E per esempio io ho anche un poeta del Novecento preferito (è Montale) o un giallista preferito (è Manuel Vázquez Montalbán). E mi ha fatto impressione leggere, in questo bel post di Raoul Precht, che forse lo scrittore preferito di Sciascia era Stendhal. Perché non l’avrei mai detto, perché non mi sarebbe mai venuto in mente, perché mi ha dato alcune idee sulla scrittura di Sciascia che non avevo mai avuto. Come per esempio questa:
Sussiste semmai in entrambi gli scrittori un fondo d’impazienza e di orrore della noia, che si sostanzia della loro infinita curiosità, una curiosità volta anzitutto, almeno in Sciascia, a negare e mettere in scacco la paura che tanto dominava e domina nella sua Sicilia. E si snoda nelle opere di entrambi, naturalmente, quella ricerca della verità che va oltre la mera fedeltà a date e fonti, ma mira all’essenziale…
Ecco, insomma, esistono gli scrittori preferiti degli altri scrittori, quelli che magari, per alcune cose, sono i nostri preferiti (il mio scrittore siciliano preferito è, senza dubbio, infatti, Leonardo Sciascia). E saperlo, o anche solo sospettarlo, aiuta a capire alcune cose, secondo me. Per esempio io avrei detto che lo scrittore preferito di Sciascia era Manzoni (quello della Storia della colonna infame, in particolare): e avrei anche provato a spiegare perché. Ma non saprei proprio dire chi potesse essere lo scrittore preferito di Manzoni, invece: Pietro Verri? un classico latino? Vabbè, lo scrittore preferito di Dante, si sa, troppo facile: è Virgilio. Che è anche, secondo me, lo scrittore preferito di Petrarca (anche se poi, sant’Agostino…). Mentre Petrarca è stato, senza dubbio, lo scrittore preferito di Giacomo Leopardi; o forse, più probabilmente, lo è stato Torquato Tasso. Il quale Tasso è stato molto amato da Franco Fortini, ed era il suo scrittore preferito, ci giurerei. Ma Montale invece? Si riesce a dire chi possa essere stato lo scrittore preferito di Montale? Io non ci riesco, non mi vengono idee, non saprei. Ed è strano, visto quanto amo e leggo Montale, da tanti anni. E Leopardi? Chi ha amato così tanto Leopardi da farne il suo scrittore preferito? Leggevo recentemente, ma non ricordo dove, che forse è stato Cesare Pavese…
Ma insomma, la smetto qui, potete continuare voi. E ho la sensazione che, procedendo così, di preferenza in preferenza, si potrebbe tracciare una curiosa (e utilissima) mappa letteraria, quasi una ragnatela, un sistema cardiocircolatorio di vene e di arterie, una storia nuova di poeti e scrittori, capace di evidenziare somiglianze e differenze, debiti e crediti (ma anche antipatie e simpatie), un percorso inedito di comprensione delle opere letterarie che amiamo di più (o che detestiamo di più). E farci, che ne so, un manuale per le scuole, completamente rinnovato, senza storia, solo di preferenze e simpatie…
Tanto che adesso, appena riesco, nei prossimi giorni, provo a rileggere alcune cose di Stendhal e a capire perché a Sciascia piacessero, proprio queste, così tanto.