fingersi un medico
1 Maggio 2019libri e distratti
9 Maggio 2019Mi piacerebbe dirvi che non è affatto per citare i soliti Borges e Bolaño che vi segnalo questo breve ma folgorante post, stamattina.
Mi piacerebbe dirvi che Borges e Bolaño non c’entrano niente, sono lì per caso, non hanno nulla a che vedere con le mie personali preferenze di lettore dilettante… Mi piacerebbe davvero potervelo dire e convintamente ribadire, ma sarebbe una piccola bugia: perché è proprio dove leggo i nomi di Borges e di Bolaño che io corro a leggere; e forse succede a tutti noi così: che andiamo dove pensiamo di trovare qualcosa che amiamo e poi ci troviamo dell’altro, ma ormai ci siamo arrivati; e forse era giusto arrivare fin lì e imparare ad amare anche un’altra cosa, inaspettata.
E oggi, quindi, ho imparato ad amare un puma:
… un frammento del libro Il dizionario dei Chazari, di un romanziere di stirpe borgesiana, il serbo Milorad Pavić: «Immaginatevi che due uomini tengano legato un puma con due corde. Se vogliono avvicinarsi uno all’altro, il puma li attaccherà perché le corde si afflosciano: solo se i due tirano contemporaneamente il puma rimarrà equidistante da entrambi. Questo è il motivo per cui chi legge difficilmente si avvicina a chi scrive: tra i due quello catturato è il pensiero comune, legato con corde che tirano in direzioni opposte. Se adesso chiedessimo al puma, ovvero al pensiero, come vede questi uomini, direbbe che gli esseri commestibili stanno tirando le corde a qualcosa che non possono mangiare.»
È successo che ho incontrato questo splendido puma, mentre inseguivo Borges e Bolaño (e la storia è molto borgesiana, ne converrete) e che questo puma era di origine incredibilmente serba (come se la Serbia potesse stare in Sudamerica…) e che questo puma è la scrittura, la letteratura, la pagina che unisce e che divide il lettore e lo scrittore. E ci dice, questo puma, di non lasciare che la nostra corda si afflosci, e cioè di non volere avvicinarci agli scrittori che amiamo, se siamo lettori come sono io. Perché altrimenti la scrittura ci divorerà.
E se ci penso, se ci penso davvero bene, mi pare che davvero sia così. Che ogni volta che ho smesso di tendere con energia la corda del puma (della letteratura che amavo) sono stato divorato, ho smesso di capire, mi sono avvicinato troppo allo scrittore e ho perso la scrittura.
Ma soprattutto mi piace pensare che abbiano totalmente ragione Borges e Bolaño, anche stamattina: che il segreto della letteratura (ammesso che la letteratura custodisca davvero un segreto) sia una tensione dinamica e non una pagina statica; che il segreto sia l’equilibrio di forze, quella dello scrittore che ha scritto e quella del lettore che legge, che interpreta, che rilegge e reinterpreta, ogni volta restituendo vita alla pagina che ogni volta rilegge. E che quindi, di logica conseguenza, la comprensione del testo non esista, non ci sia: o meglio, la comprensione del testo sia il puma che ci divora, perché abbiamo lasciato che la corda si afflosciasse, e che sia nostro dovere tenerla lontana da noi, non togliere energia all’atto del leggere, che è più importante di quello dello scrivere, essere incompresi e lasciare che anche il testo sia incompreso. Come appunto diceva Borges:
Se nelle pagine che seguono ho creato qualche verso felice mi perdoni il lettore la scortesia di averle usurpate io, previamente. Siamo tutti un’unica realtà; le nostre piccolezze differiscono di poco e tanto influiscono nelle anime le circostanze, che è quasi una casualità che sia tu il lettore ed io lo scrittore – lo sfiduciato e fervente scrittore – dei miei versi
E quindi, stamattina, che è maggio di sole e di luce, vorrei che vi sentiste come me: scrittori di versi d’amore, se vi va bene. E io, se mi lasciate scegliere, oggi sono scrittore dei versi di Catullo, quelli che sempre vorrei che i miei studenti imparassero ad amare (ma sono troppo distratti da loro stessi, beata gioventù, per amare dei versi…). Oggi io, lettore, ho scritto per voi, scrittori, questi versi di Catullo:
Nulli se dicit mulier mea nubere malle
quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat.
dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti,
in vento et rapida scribere oportet aqua.