la mamma di hitler
19 Giugno 2015interpretare o non interpretare
23 Giugno 2015Ho letto due post sulle lettere d’amore, stamattina. Il primo parla di Properzio e di Cinzia, cioè parla di letteratura latina, e adesso già mi immagino che vi sta venendo la tentazione di saltare le righe e di andare a vedere di cosa parla il secondo. Però, invece, secondo me, potreste per questa volta provare lo stesso a leggerlo, anche se parla di cose scritte in latino. Perché è Properzio, cioè uno che ha scritto versi che hanno duemila anni di vita e di storia e siamo ancora qui a leggerli e citarli e quindi qualcosa vorrà dire, no? Che sono molto belli, per esempio. E che vale la pena di non saltarli, quando ci imbattiamo in loro, per caso, su una pagina web. Li traduce, i versi di Properzio (che sono pochi, vi conforto), Roberto Mussapi, il quale li introduce anche, così:
Properzio … rivoluziona la poesia lirica, fondendo il genere con quello epistolare. Ogni poesia è una lettera, quasi sempre all’amata Cinzia, a volte ad amici, ma sempre parlando di Cinzia. Un libro straordinario che trasforma il senso stesso dell’epistola: mentre la poesia lirica si dichiara esplicita esternazione d’amore, voce del poeta all’amato, soffio del poeta alla realtà, l’epistola, la lettera, perde il suo puro senso originario di messaggio, comunicazione. Si arricchisce di senso, divenendo anche soffio d’amore. Properzio fonda un genere, celebra la futura tradizione dell’epistolario amoroso.
[E a questo punto Mussapi cita anche Elvis Presley, cosa che secondo me poteva evitare di fare perché davvero non c’entra niente… ma si sa, ognuno ha i suoi gusti.]
Il secondo post non parla di letteratura latina, ma di una piccola libreria nel centro di Bologna e di classici russi. E poi parla anche della crisi economica e di quello che forse sta succedendo al mondo mentre noi non ce ne capacitiamo e ce la prendiamo con i primi che passano di qui. Lo ha scritto Paolo Nori ed è, a mio parere, molto bello. Inizia così e prosegue come io credo non vi aspettereste che possa fare:
Da qualche anno, in una piccola libreria del centro di Bologna che a me sembra molto bella e che si chiama Modo infoshop, leggo ad alta voce dei romanzi russi; ho letto, a puntate, tutte Le anime morte di Gogol’, tutto Padri e figli di Turgenev … e, ultimo, ho finito questa settimana, tutto Zoo o lettere non d’amore di Viktor Šklovskij, che è un romanzo epistolare composto dalle lettere che Šklvoskij scrive a una donna di cui è innamorato, che si chiama Alja e che gli ha dato il permesso di scriverle a patto di non parlarle d’amore. Anche Alja scrive delle lettere a Šklovskij, e in una di queste lettere gli racconta di Tahiti e dei suoi fiori e Šklovskij, quando le risponde, le scrive «Tu non sai, ed è giusto che sia così, che molte parole sono proibite. È proibita la primavera. In generale – scrive Šklovskij , – tutte le parole belle hanno perso i sensi. Mi hanno stancato le cose intelligenti e l’ironia. La tua lettera ha suscitato la mia invidia. Come vorrei descrivere semplicemente gli oggetti, come se la letteratura non fosse mai esistita, e si potesse ancora scrivere in modo letterario…