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L’acqua quotidiana

Io sono un insegnante, e mi capita spesso di raccontare, nelle classi di liceo in cui ci sono i ragazzi più giovani, questa breve storiella:

  • Due giovani pesci nuotano insieme. Incontrano un pesce più vecchio che nuota in direzione opposta. “Buongiorno ragazzi, com’è oggi l’acqua?”, fa il vecchio. I due continuano a nuotare per un po’, perplessi. Poi uno dei due dice: “E che diavolo è l’acqua?”

La storiella è di David Foster Wallace ed è, secondo me, meravigliosa; ma i ragazzi delle mie classi non la capiscono mai e non reagiscono, e in genere aspettano che io «dica» quali sono i compiti. Imperterrito e noioso, io continuo a raccontarla lo stesso, perché mi dico che accadrà quello che penso accada con tutte le altre cose che racconto a scuola: che agiranno in futuro, che la capiranno tra un po’, quando io non ci sarò più. Probabilmente mi sbaglio, ma non importa (o forse importa, ma non adesso e non qui).

In ogni caso la storia fa parte di un libro di Foster Wallace che amo particolarmente e che si intitola Questa è l’acqua (e qui invece c’è una delle sue migliori recensioni, se vi stesse venendo voglia di leggerlo…). E devo aggiungere, per chiarezza, un’altra cosa: io amo questo libro ma non sono affatto un fan dell’autore Foster Wallace; anzi appartengo più alla categoria degli scettici, come questo mio amico, per esempio, che lo ha scritto molto bene qualche tempo fa sul web (e leggete anche i commenti sotto al suo post, se avete tempo: che dicono chiaramente quanto Wallace sia un autore discusso, amato, a volte detestato e spesso anche incompreso, probabilmente).

La storiella che io racconto ai miei alunni più giovani è un passaggio di uno scritto splendido di Foster Wallace: il Discorso ai diplomandi del Kenyon College; cioè un discorso di uno scrittore tra i più rappresentativi della nostra epoca a ragazzi poco più grandi dei miei alunni di scuola. Oggi infatti non ho resistito alla tentazione di parlare di scuola (solo perché lo ha fatto il nuovissimo ministro ieri…) e volevo scrivere di questo discorso e invitarvi a leggere il lungo brano che trovate qui, sul blog di Loredana Lipperini a cui, non per caso, è stato dato il lancinante titolo «Amore». E poi, se vi fosse piaciuto, vorrei invitarvi a tornare sullo stesso blog della stessa giornalista per rileggere il passaggio che pochi giorni fa lei ha citato a proposito di quello che si sta facendo in questi anni (passati e temo futuri) alla scuola italiana e alle dichiarazioni del nuovissimo ministro.

Perché, per una volta, leggendo e rileggendo quelle splendide parole di questo autore americano così originale e nuovo, amato e detestato, in quelle parole ho creduto di trovare le parole di quanti, come me, vorrebbero che la scuola fosse anche un’educazione alla critica. Che insegnasse agli alunni più giovani cos’è l’acqua, insomma; e li spingesse a chiedersi perché ci stiamo così affannosamente nuotando.

Davide Profumo
Davide Profumo
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