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12 Novembre 2017
EsORBITAnte!
15 Novembre 2017
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la risposta

C’è davvero pochissima letteratura nelle parole che scrivo oggi; e ce n’è ancora di meno negli articoli che sto, tra pochissime righe, per segnalarvi. Ma è una segnalazione piuttosto inutile, credo; perché tutti avrete, nella giornata di ieri, letto o ascoltato dai vostri giornali e telegiornali (come io dai miei) quel racconto dei luoghi in Libia dove esseri umani vengono venduti per poche centinaia di dollari (meno di uno smartphone faceva notare qualcuno; meno di molte altre cose, a essere sinceri) in una specie di asta, un mercato di uomini, che io ricordavo di avere visto solo al cinema, nei film che raccontavano la schiavitù dei neri nell’America dell’Ottocento. E ogni volta che vedevo quei film (o quegli sceneggiati televisivi), così come ogni volta che ho letto o visto qualcosa a proposito dei ghetti degli ebrei nel 1940 o dei vagoni piombati che attraversavano le città d’Europa, mi sono fatto sempre la stessa, ineludibile e impronunciabile domanda, che forse vi siete fatti anche voi: «Cosa facevano quelli come me, nel frattempo? Cosa pensavano? Lo sapevano? E se lo sapevano, perché…»

 

Ecco, nell’articolo che vi segnalo (datato 14 novembre),che parla di questa tratta degli schiavi contemporanea, a un certo punto, forse, c’è la risposta a questa domanda. La giornalista americana che ha svolto l’indagine, infatti, dice che questi mercati di schiavi avvengono in «normali città … piene di gente che fa regolarmente la sua vita. I bambini giocano in strada; le persone vanno a lavorare, parlano con i loro amici e cucinano la cena per i loro familiari».

 

Ma non basta. Perché c’è un altro dettaglio di questa storia che mi ha abbastanza tolto il fiato. Ieri infatti molti giornali e telegiornali hanno parlato di questi mercati. Oggi in molti (come me, il più inutile di tutti) commenteranno la barbarie; in molti (come me) citeranno la tratta degli schiavi dall’Africa alle Americhe, i vagoni piombati del Novecento e forse anche Primo Levi, magari i suoi terribili versi. Forse si dirà che le politiche dell’Ue sono, ahimè, una delle cause di quanto sta avvenendo; forse ci si sorprenderà dei fatti, del costo umano che comporta limitare l’arrivo dei migranti sulle nostre coste mediterranee. Eppure sono cose che si sapevano bene; e non soltanto più o meno, in modo generico: perché le stesse parole che leggiamo oggi a proposito di questi mercati di uomini, proprio le stesse, le leggevano più di sei mesi fa, a proposito degli stessi mercati di uomini. Per esempio qui (articolo datato 11 aprile):

 

Lo scorso fine settimana lo staff dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Libia e in Niger ha raccolto orribili storie accadute lungo le rotte migratorie del nord Africa, veri e propri racconti che parlano di un “mercato degli schiavi” che affligge centinaia di giovani africani che si recano in Libia. Non solo case di detenzione, violenze e ricatti. Un migrante senegalese che tornerà a casa dal Niger dopo mesi di prigionia in Libia racconta anche di un vero e proprio “mercato degli schiavi” a Sahba, nel sud ovest della Libia … “In quel luogo migranti subsahariani erano venduti e comprati da libici, con il supporto di persone di origine ghanese e nigeriana che lavoravano per loro”, spiega il senegalese allo staff Oim.

 

E dunque, come in un ritornello, torniamo alle nostre solite domande, ineludibili e impronunciabili. E all’ipocrisia della risposta che non troviamo.

Davide Profumo
Davide Profumo
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