poesia e cautela
11 Dicembre 2019non son desto
18 Dicembre 2019Arrivo buon ultimo, ma arrivo. E un po’ mi piace arrivare buon ultimo, un po’ me lo posso permettere, un po’ (mi dico da solo) è importante che ci sia qualcuno che arrivi alla fine della fila, dia un’ultima occhiata in giro, chiuda la porta.
E oggi, da ultimo, mi sento di poter convintamente dire ai miei lettori cardiologi che forse vi capiterà, nelle prossime vacanze natalizie, nel vuoto surreale che a volte invade i giorni che dal 26 arrivano al 31, in quella bolla in cui ci sembra che si possa essere costretti a fare i conti con una dose eccessiva della nostra vita, mentre già state maledicendo il momento in cui avete deciso di prendervi le ferie per stare tranquilli a casa vostra, e invece girate inquieti da una stanza all’altra, ecco, se capiterà anche a voi (come a me) di cercare qualcosa che riempia questa bolla, che lo faccia in modo intelligente, che riesca a convincervi che i conti con la nostra vita possiamo pure, un’altra volta, rimandarli, se questo è dunque il vostro caso, ho io la soluzione: si chiama Alessandro Barbero.
Che è in effetti il nome di uno storico, non di una medicina o di una buona pratica medica, ma è davvero una soluzione. Perché su YouTube, in quei giorni di vuoto, potrete trovare tante delle lezioni di storia che il prof. Barbero ha tenuto in questi anni e scoprirete anche voi (ultimi, insieme a me: sul web lo sanno già tutti…) un vero e proprio mondo, una straordinaria capacità di divulgare, un’eccezionale abilità nel raccontare la storia come sempre avremmo voluto che ce la raccontassero. Uno dei migliori fenomeni mediatici dell’era di Internet, se posso dirlo. Presentato bene qui, per esempio, da Niccolò Carradori:
Negli ultimi anni quella specie di piana del Serengeti che è l’internet italiano è stata un luogo abbastanza omogeneo e piatto. Mandrie di instagrammer prefabbricati, youtuber in post-adolescenza, mematori e shitposter da circolo onanistico, qualche freak occasionale, e Salvini. Soprattutto Salvini. L’unico elemento di rottura è stato rappresentato da un fenomeno quasi inspiegabile, quello di Alessandro Barbero. Un docente di storia, le cui conferenze e lezioni caricate in rete guadagnano ogni volta centinaia di migliaia di visualizzazioni. Il racconto della vita di Caterina da Siena (64 minuti), 276.000 views; una lezione per smentire il mito dello Ius Primae Noctis (60 minuti), 280.000 views; una retrospettiva completa sull’Impero Ottomano (6 ore), 275.000 views… Una bolla di attenzione e stima, quella che gravita attorno a Barbero, ancor più inconcepibile se si pensa che il professore non ha dei profili social, e non beneficia della sponsorizzazione diretta di qualche grande pagina: sono quasi sempre i suoi stessi fan —cresciuti esponenzialmente nell’ultimo anno — che come frati benedettini catalogano ogni suo intervento pubblico, e lo trasbordano su Youtube.
Guardate qualche video, anche quelli lunghi, non abbiate timore. E vedrete che mi ringrazierete, vedrete che il prof. Barbero è davvero la soluzione, vedete che i giorni tra il 26 e il 31 valeva davvero la pena di passarli a casa.
Anche a leggere un libro, se vi va. E, in questo caso, mi perdonerete se la mia soluzione è ancora più settoriale. Ma immagino che abbiate figli in età scolare; o che li avrete o che li abbiate avuti. E immagino, dacché siete medici e lavorate nella sanità, che anche la scuola pubblica vi stia molto a cuore, che siate di quelli che, quando un politico dice «prima di tutto la scuola», annuiscono convintamente, anche se immaginano bene che, dopo pochi giorni, molte altre cose verranno prima della scuola, della quale si parlerà ben poco, solo durante gli esami di maturità, o quando un papà aspetta fuori un insegnante per picchiarlo.
Ecco appunto, gli insegnanti, quelli dei vostri figli. Si intitola così, Insegnanti, uno dei migliori libri sulla scuola che mi sia capitato di leggere (e ne ho letti molti, potete immaginarlo). Lo ha scritto Roberto Contu ed è davvero un libro in «presa diretta», che racconta il mondo degli insegnanti ma anche quello degli studenti e quindi, in filigrana, tutta la società a cui insegnanti e studenti appartengono, cioè il nostro mondo. E riesce a farlo senza ideologia, Roberto Contu (che è la cosa più difficile quando oggi si parla di scuola), senza preconcetti, senza chiudersi nello spazio asfittico delle sue convinzioni personali, come troppi altri libri sulla scuola fanno, nostalgici o innovatori che siano. Ne potete leggere un’interessante recensione di Giorgio Ragazzini, se volete (la trovate qui). Ma forse potete entrate anche voi subito in medias res e leggere due estratti di questo bel libro, semplice, puntuale ed efficace. Un estratto sul ruolo intellettuale degli insegnanti per esempio (lo trovate qui):
Parla [Romano Luperini] ai ragazzi degli insegnanti che lo hanno segnato, di quelli che li stanno segnando, spiega come loro stessi siano già in grado di distinguere tra ruolo e funzione degli insegnanti che ogni mattina incontrano, pur non essendone consapevoli. Dice infine che l’ultima isola dove è possibile oggi l’esistenza di un intellettuale inteso come tale, in quanto funzione, potrebbe essere proprio la Scuola, in un mondo dove la cultura viene oramai monopolizzata dalla figura dell’esperto. Sì proprio la Scuola, non l’Università, non i circuiti alti della circolazione della cultura. Gli intellettuali oggi, se esistono, possono abitare solo in quella specie di riserva indiana chiamata Scuola e sono proprio loro, gli insegnanti. Luperini termina il suo intervento e i ragazzi fanno qualche domanda, ma io non li sento. Mi sto ancora domandando se sia vero quello che ho appena ascoltato.
Oppure un altro estratto, molto lucido, sulla forza della cosiddetta (e maltrattata) lezione frontale (lo trovate qui); o quest’ultimo, a proposito degli scrittori che vengono ogni tanto a parlare nelle scuole (lo trovate qui):
… Tanto più se giovane, diciamo trenta-quarantenne, lo scrittore o la scrittrice invitato/a a scuola e in genere ospitato/a in aula magna eviterà puntualmente il posto dietro la cattedra (mai sia) e siederà senz’altro direttamente col culo sul tavolo, meglio con le gambe incrociate all’indiana (fatevi un giro, soprattutto sui social e lo noterete anche voi). Condurrà, se ci riuscirà, l’incontro tra battute alternate a massime di vita, giocherellerà con il microfono rigorosamente in t-shirt e infine consegnerà l’esperienza ai posteri della rete, magari la sera stessa, con un post commemorativo il cui sottotesto sarà «io sì che li ho intercettati questi ragazzi, altro che questa scuola e i loro docenti incartapecoriti».
È difficile scrivere un bel libro sulla scuola, sul serio. Ed è difficile appassionare i profani alla biografia di Federico II di Prussia o santa Caterina da Siena. Roberto Contu e Alessandro Barbero, ognuno nel suo ambito, riescono (secondo me) a farlo. Se le vostre vacanze natalizie saranno davvero tali (cioè vuote, cioè davvero vacanti), potrete forse concedervi il lusso di ascoltare la loro voce.