Un unico score per predire la mortalità cardiovascolare?
24 Settembre 2015PATHWAY 2 trial: nuove evidenze sull’utilizzo dello spironolattone nel trattamento dell’ipertensione arteriosa “resistente”
24 Settembre 2015A cura di Antonella Potenza
Christopher P. Cannon, M.D., Michael A. Blazing, M.D., Robert P. Giugliano, et al. Ezetimibe Added to Statin Therapy after Acute Coronary Syndromes. N Engl J Med 2015;372:2387-97.
Ridurre il colesterolo LDL è uno dei pilastri della prevenzione cardiovascolare.
Gli studi condotti con le statine hanno dimostrato una correlazione diretta tra i livelli plasmatici di colesterolemia totale e di colesterolo a liproproteine a bassa densità (LDL) e l’incidenza e la mortalità per malattie cardiovascolari.
L’ezetimibe è un farmaco inibitore selettivo della proteina Niemann-Pick C1-like 1 (NPC1L1) coinvolta nell’assorbimento di colesterolo a livello intestinale; somministrato in aggiunta alla statina, produce un’ulteriore riduzione del colesterolo LDL circolante di circa 20%.
Lo studio IMPROVE-IT, multicentrico, randomizzato, doppio cieco, ha fornito la definitiva evidenza di efficacia clinica dell’impiego dell’ezetimibe in associazione alla statina. L’associazione ezetimibe/statina ha determinato una riduzione statisticamente significativa dell’incidenza dell’endpoint primario (infarto miocardico, angina instabile documentata che richiedeva ospedalizzazione, rivascolarizzazione coronarica almeno 30 giorni dopo la randomizzazione), che è stata pari al 32.7 % nel gruppo simvastatina/ezetimibe vs 34.7% nel gruppo simvastatina/placebo, (p=0.016), con una riduzione del rischio di eventi del 6.4%. In particolare, emerge una significativa differenza a favore di ezetimibe per l’infarto miocardico con una riduzione del rischio del 13% (13.1% vs 14.8%, p=0.002) e per l’ictus con una riduzione del rischio del 14% (4.2% vs 4.8%, p=0.05).
Nelle analisi prespecificate dei sottogruppi è stata osservata un’interazione significativa con il diabete mellito, ovvero un beneficio clinico più evidente nei soggetti diabetici che tuttavia partivano da un rischio basale del 50% maggiore rispetto ai pazienti non diabetici.
Nello studio sono stati arruolati 4933 pazienti diabetici con SCA (27%). Nell’ambito dei diversi sottogruppi di pazienti, i diabetici sono stati coloro che hanno avuto maggiore beneficio dall’associazione statina/ezetimibe (HR 0.48, P=0.023)
L’utilizzo dell’ezetimibe in questo sottogruppo di pazienti ha determinato una riduzione di infarto miocardico del 24% e una riduzione di stroke ischemico del 39%.
In particolare, nei pazienti diabetici l’associazione ezetimibe/simvastatina riduce i livelli di colesterolo LDL (nel primo anno dall’arruolamento) di 43 mg/dl rispetto a una riduzione di 23 mg/dl con la sola statina.
L’end-point primario composito di morte cardiovascolare, eventi coronarici maggiore o stroke si è verificato nel 40% dei pazienti diabetici arruolati al braccio ezetimibe/simvastatina rispetto al 45% dei pazienti diabetici arruolati al braccio simvastastina/placebo.
Al contrario, tra i pazienti non diabetici, il rischio di morte cardiovascolare, di eventi coronarici maggiori e di stroke non fatale non è statisticamente significativo nei due gruppi di trattamento (ezetimibe vs placebo) (30.2% vs 30.8%).
Ma, anche nel sottogruppo dei non diabetici, che include pazienti anziani (età>=75 anni) e a elevato rischio di ictus, l’ezetimibe deve considerato un’arma efficace di prevenzione secondaria.