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Impatto della nefropatia da mezzo di contrasto post-PCI nei pazienti con sindrome coronarica acuta

A cura di Antonella Potenza

Giacoppo D, Madhavan M, Baber U, et al. Impact of Contrast-Induced Acute Kidney Injury After Percutaneous Coronary Intervention on Short- and Long-Term Outcomes
Pooled Analysis From the HORIZONS-AMI and ACUITY Trials, Circ Cardiovasc Interv 2015; 8:e002475.

La nefropatia da mezzo di contrasto, definita come aumento dei valori di creatinina plasmatica ≥ 0.5 mg / dL o aumento ≥ 25% entro 72 ore dopo somministrazione di m.d.c., è una complicanza comune nelle procedure che utilizzano mezzi di contrasto (m.d.c.) ed è responsabile dell’11% circa dei casi di insufficienza renale intra-ospedaliera.

Tuttavia solo pochi studi descrivono gli effetti della nefropatia da m.d.c. nei pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) trattati con PCI, così come non è stata ampiamente studiata la correlazione tra nefropatia da m.d.c. ed eventi emorragici.

A tale proposito, Giacoppo e coll. hanno valutato l’impatto della nefropatia da m.d.c dopo PCI nei paziente con SCA, utilizzando i dati di 9512 pazienti sottoposti a PCI arruolati nel trial HORIZONS-AMI (Harmonizing Outcomes With Revascularization and Stents in Acute Myocardial Infarction) e nel trial ACUITY (Acute Catheterization and Urgent Intervention Triage Strategy). I pazienti sono stati suddivisi in base alla sviluppo di nefropatia da m.d.c. e sono stati analizzati gli outcomes cardiovascolari a 30 giorni e a 1 anno. Un totale di 1212 pazienti (12,7%) ha sviluppato nefropatia da m.d.c.; si tratta di pazienti anziani, per lo più di sesso femminile, diabetici, ipertesi, con storia pregressa di cardiopatia ischemica ed eventi cerebro-vascolari. All’analisi multivariata diversi fattori come il diabete mellito, il volume di m.d.c., l’età e i valori di emoglobina pre-procedura, sono risultati predittori di nefropatia da m.d.c. Nei pazienti che sviluppano nefropatia da m.d.c. si è osservato un aumento statisticamente significativo della mortalità a 30 giorni (4.9% vs 0.7%, p< 0.0001) e a un anno (9.8% vs 2.9%, p<0.0001), così come un aumentato rischio di infarto miocardico a un anno, trombosi di stent certa/probabile, target lesione revascularization ed eventi cardiaci avversi. In questo gruppo di pazienti è stato anche registrato un aumentato rischio di sanguinamenti maggiori (13,8% vs 5,4%; p < 0.0001).

Pertanto la nefropatia da m.d.c. post-PCI nei pazienti con SCA rappresenta un predittore indipendente di eventi ischemici ed emorragici a breve e a lungo termine.

POTENZA Impatto della nefropatia F1

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Antonella Potenza
Antonella Potenza
Dirigente Medico I livello. Cardiologia Interventistica IRCCS-ASMN Reggio Emilia

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