non son desto
18 Dicembre 2019due stranieri
6 Gennaio 2020Potrete, in una domenica prenatalizia come questa, finalmente e faticosamente giunta, avere voglia di una di quelle liste che fanno tanto «internet», «Le dodici migliori destinazioni per», «i cinque migliori birrifici di», «le sette cose che dovete sapere su», eccetera; in questo caso, vi consiglio la bella lista pubblicata su «Esquire», che prova a segnalare i dieci migliori romanzi di questi anni Dieci appena trascorsi. L’ho scelta perché è una delle pochissime che non dice «decennio», e io sono uno preciso, quando si parla di anni: il decennio finirà il 31 dicembre 2020, lo sappiamo bene, magari un romanzo bello uscirà tra qualche mese. Ma anche perché al suo interno ci sono almeno tre romanzi che anche io ho considerato grandi, magari non grandissimi, ma grandi romanzi senz’altro. Ed è confortante andare d’accordo con le liste, ogni tanto. La leggerete (la trovate qui) e mi direte voi.
Oppure potreste avere voglia di Amy Hempel, che è sicuramente una delle narratrici americane più grandi del decennio (quello che finirà tra oltre un anno, ma forse anche il prossimo) e di cui il sito «Le parole e le cose» pubblica tre racconti inediti brevissimi e fulminanti, molto interessanti a mio parere. Li trovate qui, ma uno, il primo, lo riporto per intero, nella sua folgorante brevità:
Alla fine disse: niente metafore! Nulla è come qualcos’altro.
Eppure poco prima mi aveva detto: fammi un’amaca con le mani. Ed eccone una.
Disse: nemmeno la pioggia – citava il poeta – nemmeno la pioggia ha mani così piccole. Ed eccone un’altra.
Alla fine volevo consolarlo. Invece dissi: cantagli una canzone. Il proverbio arabo: quando il pericolo si avvicina, cantagli una canzone.
Eppure poco prima gli avevo detto: niente metafore! Nessuno è come qualcun altro. E lui aveva detto: per favore.
Così, alla fine, gli feci un’amaca con le mani. Le mie braccia, gli alberi.
Ma forse, se avete bisogno di qualcosa di meno impegnativo (la vita, lo sappiamo, lo è già abbastanza) questo articolo facile facile di Davide Traglia (lo trovate qui) dice una cosa facile facile eppure anche vera vera, come spesso accade con le cose facili facili. Un passaggio è questo:
… gli uomini sembrano disposti ad annientare se stessi e gli altri, negando le proprie fragilità attraverso sforzi pericolosi e difficilmente sostenibili per lungo tempo. Sembrano aver preso piede quella serie di disvalori morali e culturali, come il dinamismo, il torpore affettivo, lo slancio egoistico, la prepotenza dell’uomo sull’altro uomo, che i futuristi ritenevano essenziali per il procedere della modernità e della società industriale.
Che forse non è del tutto vero, che forse è esagerato e un po’ semplicistico. Ma proprio per questo, per approfondire questa possibilità, se non potete dedicarvi ai post citati appena sopra, trovate almeno il tempo di dedicarvi alla bella intervista rilasciata da un grande etologo, Enrico Alleva, a Roberta Scorranese. La trovate qui, e sarà piena di grandi intuizioni, di metafore perfette, di immagini suggestive prese dal mondo animale e valide anche per noi. O anche, per esempio, di considerazioni come questa, a cui non posso che dare il mio personalissimo plauso, che parla implicitamente di tutto quello che abbiamo detto prima (di letteratura, di romanzi, di anni Dieci, di metafore):
… sapesse quanto sono bravi i nostri allievi quando poi vanno all’estero, che capacità di visione, che abilità nell’immaginare le possibili soluzioni.
E passate anche delle buone feste, insomma.