laggiù in fondo
17 Dicembre 2020le parole che cuciniamo
6 Gennaio 2021Non conosco abbastanza l’opera di Gianni Rodari per potermi permettere una qualsiasi fondata opinione in proposito (rimedierò alla mancanza, ho voglia di farlo al più presto; ho tante mancanze letterarie a cui rimediare, aggiungo anche questa). Però ho letto stamattina (e soltanto stamattina, perché è oggi che lo riporta per intero Claudio Giunta sul suo blog, trovate tutto qui; mentre qui lo trovate nella sua sede originale, con il suo titolo originale, che è assai eloquente) il breve ma puntuale (e franco) intervento di Matteo Marchesini a Rodari dedicato e sono stato folgorato da un paio di passaggi. Anche a prescindere da Rodari, appunto, che conosco troppo poco.
I passaggi (che vengono dopo un articolo complessivamente molto interessante, anche per gli spunti autobiografici che contiene e che raccontano un paese che fu, Il nostro) sono, nelle parole di Matteo Marchesini, questi due:
A differenza del giornalista, lo scrittore non ha infatti il compito di rappresentare i cittadini, ma semmai quello di rappresentare ciò che ogni società, anche la più democratica, è costretta a reprimere per conservarsi. [e qui ho subito pensato a Virgilio]
Nella vita è giusto proporsi di premiare chi disubbidisce alle ingiustizie, nell’arte invece no. Perché se ci mettiamo a scrivere sapendo già dove stanno il bene e il male, finiremo per escludere proprio le idee che potrebbero disubbidire alle nostre angustie ideologiche, e così priveremo la letteratura di una delle sue funzioni fondamentali, che è quella di aiutarci a immaginare le ragioni degli avversari.
Ecco, raramente mi è capitato di essere completamente d’accordo su affermazioni così perentorie sul fare letterario (e sui suoi rapporti con l’ideologia e la politica) come con queste di Marchesini. Mi pare che valgano come elemento di critica ma anche come prospettiva generale, per l’immediato futuro, per le cose che abbiamo o non abbiamo voglia di leggere per capire il presente, per la letteratura attuale, per quella del nostro immediato futuro.
Le lascio dunque qui, a voi, come un appunto, sperando possano essere utili anche a qualcun altro.