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i ritagli di maggio

Ogni giorno, perlustrando il web alla ricerca di qualcosa che possa essere interessante per l’Oblò, mi segno alcuni articoli, alcuni spunti, che forse mi saranno utili. Ma non tutti poi, in realtà, mi vengono davvero utili: alcuni restano sospesi, inutilizzati, senza una storia che li tenga insieme. E però sono articoli o spunti molto belli, forse anche più che belli, senz’altro interessanti. Per questo, dopo averne lasciati indietro già un po’ troppi, ho deciso che alla fine di ogni mese, finché mi sopporterete, pubblicherò rapidamente questi «ritagli», quasi senza commento, al solo scopo di non dimenticarli; nella speranza che incontrino il favore di almeno qualcuno di voi, e che quindi non vadano inutilmente persi. Che magari poi succede, come spesso per i pranzi e le cene vere e importanti: che gli avanzi del giorno dopo sono quasi più buoni dei piatti del giorno prima.

 

Di un pianoforte e di uno zaino: la strana e bella storia di un rifugiato siriano che suonava il suo strumento nel mezzo del dolore.

 

Di una linea ferroviaria italiana, che è tra le più belle del mondo.

 

Della scuola italiana a un anno di distanza dalle (inutili?) proteste contro la riforma della “buona” scuola: cosa sta succedendo, perché.

 

Del giovane scrittore esordiente francese che ha rifiutato di ricevere il premio Goncourt.

 

Di quanto diavolo ci manca l’intelligenza anticonformista di Ennio Flaiano.

 

Di un libro (tradotto) che ci racconta cosa sia l’intraducibile (e quindi, sotto sotto, ci spiega come parliamo)

Della possibilità (seria) di ripensare lo studio del latino.

Della voglia (addirittura forse della necessità) di leggere e raccontare il calcio con occhi diversi da quelli della cronaca sportiva; e cioè, magari, con un po’ di letteratura.

 

Della pausa che forse, a un certo punto, è necessario prendersi (e non solo ad Harvard).

Della sindrome dell’impostore, che è poi la paura di chi non dovrebbe aver paura, ma è troppo attento per non averne.

Della fine del sistema istituzionale di tutela del patrimonio culturale italiano all’epoca di Renzi e Franceschini.

 

Del concetto stesso di cibo «naturale», della sua pericolosità, del vuoto che vi si può nascondere.

Davide Profumo
Davide Profumo
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