A cura di Antonella Potenza
Daniel J. Friedman, Jagmeet P. Singh, Jeptha P. Curtis, W.H. Wilson Tang, Haikun Bao, Erica S. Spatz, Adrian F. Hernandez, Uptal D. Patel, Sana M. Al-Khatib Comparative Effectiveness of CRT-D Versus Defibrillator Alone in HF Patients With Moderate-to-Severe Chronic Kidney Disease J Am Coll Cardiol 2015;66:2618-2629
I pazienti con malattia cronica renale di grado moderato o severo sono poco rappresentati negli studi clinici e quindi sono ancora poche le evidenze sull’efficacia della CRT-D rispetto al solo ICD in questa categoria di pazienti.
Sono stati confrontati i dati di 10.946 pazienti eleggibili alla CRT (frazione di eiezione < 35%, QRS > 120 ms, classe funzionale NYHA III/IV) con insufficienza renale cronica III-V stadio. Di questi pazienti, 9525 avevano ricevuto CRT-D e 1421 solo l’ICD. Nei pazienti che avevano ricevuto la CRT erano più frequenti la presenza di blocco di branca con una durata più lunga del QRS e quindi una ridotta funzione sistolica ventricolare; mentre nei pazienti con impianto dell’ICD era più comune la fibrillazione atriale.
Durante il follow-up di 3 anni, ricoveri ospedalieri per scompenso cardiaco sono stati osservati nel 29% dei pazienti con CRT-D e nel 37% dei pazienti con solo ICD (p < 0,001) e il decesso è stato registrato nel 31% dei pazienti con CRT-D a fronte del 40% dei pazienti con solo ICD ( p < 0,001). L’analisi comparativa aggiustata per molti fattori – inclusi l’età, il sesso, il livello di malattia cronica renale e la presenza di flutter o fibrillazione atriale – ha evidenziato una riduzione dal 15 al 20% del rischio sia di ospedalizzazioni sia di decessi per scompenso cardiaco in pazienti con CRT-D. Questa riduzione del rischio è stata riscontrata nelle diverse classi di insufficienza renale. L’incidenza di complicanze correlate al dispositivo nel medio e lungo termine e in ospedale non variavano da uno stadio all’altro della malattia renale cronica.
I risultati dell’analisi rafforzano l’associazione osservata tra la resincronizzazione cardiaca con defibrillatore e miglioramento degli outcomes nei pazienti con malattia renale cronica avanzata. Ma, oltre a ciò, mettono in luce che la terapia di resincronizzazione non è più efficace dell’ICD nel ridurre la progressione della malattia renale.
In sintesi, concludono gli autori, l’analisi dei dati supporta l’utilizzo della CRT-D indipendentemente dalla funzione renale, in particolare nei pazienti con blocco di branca sinistra, a fronte di una riduzione nel rischio di ricoveri e decessi per scompenso cardiaco.