la maglietta di teseo
8 Novembre 2017a passi torti fino a notte
12 Novembre 2017Tra i libri che ho letto in questi ultimi mesi del 2017 uno dei più interessanti (e anche, per tante cose, sorprendenti) è stato per me questo: Il selfie del mondo di Marco D’Eramo. Perché è un libro che parla di turisti e di turismo e finisce con il dire cose di noi stessi (o più probabilmente di me stesso, visto che l’ho letto io ed è piaciuto a me) che forse non sospettavamo: di come guardiamo il mondo, di cosa cerchiamo nei luoghi che vediamo, di come guardiamo quelli che intorno a noi guardano il mondo, di come giudichiamo il loro guardare e quindi il nostro, quando lo pensiamo così diverso dal loro.
Non si tratta di argomenti da poco, insomma. E se vi pare che lo spunto possa interessarvi, oggi ho avuto la fortuna di imbattermi in altre (simili) parole di Marco D’Eramo, che mi pare giusto e utile segnalarvi. In un bell’articolo che si intitola Il turista nudo, l’autore dice talmente tante cose interessanti che ho fatto fatica a sceglierne poche. Ma credo che possiate leggere queste, per esempio (e poi passare all’intero articolo, se vi andrà, e poi anche leggere il libro, se come me vi paiono argomenti di estrema importanza per il mondo che abitiamo e per il mondo in cui ci stiamo abituando lentamente a guardarlo):
Parlare del turismo come industria ha anche un altro senso, più pesante: toglie l’illusione che possa esistere un turismo privo di effetti negativi, così come non può esistere un’industria totalmente priva di effetti negativi. In alcuni casi i danni sono proprio gli stessi: ad esempio per il turismo invernale dello sci, il caso più interessante di turismo che uccide se stesso: scaldando le aree in cui si pratica, elimina la neve.
C’è sempre da qualche parte in noi l’idea di perseguire una situazione di autenticità. È un meccanismo infernale. Appena ti metti a inseguirla, l’autenticità diventa inautentica. È un’economia della nostalgia: si rimpiange sempre il tempo in cui c’era quello e non c’era quell’altro, in un processo senza fine. Il turismo è un oggetto così interessante da guardare perché è l’unica attività che pratichiamo tutti, indistintamente, e che tutti disprezziamo negli altri. Questo perché il turista vuole sempre andare in un posto dove non ci sono turisti.
Tutte le città si svuotano, per una ragione economica: non potendo più costruire nulla, la rendita fondiaria aumenta, gli affitti salgono. Soprattutto, sempre più proprietari adibiscono le loro case a scopo turistico. Io abito in centro, in un palazzo con due scale e quaranta appartamenti. Quindici anni fa gli inquilini erano tutti autoctoni, piccola borghesia brontolona, e non c’era una sola casa vacanza. Adesso ce ne sono quattordici. Così la città si svuota. Ma a che serve lamentarsi? I veneziani dicono di ricevere 33 milioni di turisti l’anno, ed è falso. Quelle sono le presenze in tutta l’area metropolitana di Venezia, compresi i lidi. […] A parte questo, è vero che Venezia aveva 150mila abitanti e ora ne ha solo 50mila, ma se non ci fosse il turismo ne avrebbe tremila! Che cosa fai a Venezia? Dopo un po’ ci si rompe le scatole. Io ho il sospetto che uno se la prenda con il turismo perché non osa prendersela con il capitalismo. Imputa al turismo tutto ciò che è proprio della società capitalistica in generale: mercificazione, alienazione, massificazione, consumismo eccetera. Tutto questo non se l’è inventato il turismo. Nel benpensantismo di destra il parlare male dell’altro da sé è il parlare male del migrante, nel benpensantismo di sinistra è il parlare male del turista.
E infine, sempre a proposito di sguardo che abbiamo sul mondo, voglio segnalarvi anche questi pochi versi di Andrea Bajani, che aprono un po’ il cuore e ci ridanno il fiato di cui abbiamo bisogno per continuare a viaggiare il corso della nostra vita:
Guardare dove guarda il neonato
nel tempo tra la stella e il desiderio.
Seguirlo in un punto mai mappato.
Prendere sul serio il niente che
con gli occhi ciechi ha intercettato
Ecco, io credo che il libro di poesie di Bajani (di cui si parla qui) sarà il prossimo che leggerò.