Bisogna leggere quello che ci piace, non c’è altro modo. Bisogna dunque smettere subito di leggere quello che non ci piace, non è il caso di fare finta: prendere il libro e buttarlo, oppure regalarlo, magari a qualcun altro piacerà, è sempre così ed è giusto così, bisogna conservare il poco tempo per leggere quello che ci piace, e nient’altro, che il tempo è poco e le parole da leggere e capire troppe di più.
Bisogna leggere quello che ci piace, lo dicono anche le ricerche degli americani (quelle che dicono tutto con decisione e anche il contrario con la stessa decisione, ad avere la pazienza di aspettare la prossima, il prossimo anno, il prossimo articolo). Se volete che i vostri figli si appassionino alla lettura, fate in modo che leggano quello che a loro piace non quello che piace a voi; non date loro consigli, se ci riuscite, lasciate che si muovano da soli, che scelgano da soli, che si avventurino da soli nel labirinto delle letture possibili, delle parole probabili. L’ho letta per caso stamattina, questa cosa, e ho pensato che ve la riportavo, che possiate leggerla (ma solo se vi piace) anche voi:
Pam Allyn, un’esperta di alfabetizzazione e autrice di diversi libri sulla lettura per educatori e genitori, invece pensa che i ragazzi apprezzino la lettura quando possono scegliere. «Diventi un lettore per tutta la vita quando puoi fare scelte sui libri che leggi, e quando ami i libri che leggi» dice: «puoi migliorare in qualcosa se fare quel qualcosa ti piace moltissimo». Allyn sostiene anche che quando i bambini scelgono i libri, è più probabile che ci dedichino energie, anche se sono difficili: e che gli educatori dovrebbero avere fiducia nel fatto che i propri studenti riescano a trovarsi delle buone cose da leggere.
Bisogna quindi leggere quello che ci piace, ma soprattutto bisogna leggere qualcosa. Lo penso pure io, anche se da molti anni non riesco più a esserne sicuro, non so come mai. Forse perché mi sono nel frattempo accorto che si legge in molti modi, magari ascoltando musica, o vedendo posti e percorrendo strade, ascoltando persone, assaggiando sapori e annusando profumi, guardando film e fotografie… Però è importante leggere, senza dubbio, la parola scritta. Ed è spiegata bene qui, questa importanza (anche se sulla promozione dei libri, be’, io sono un po’ scettico, è un mio vizio, scusatemi… Ma alcuni dei video sono proprio belli, lo devo ammettere):
Leggere migliora le singole persone. Leggere – ce lo dicono molte ricerche – stimola il cervello e alimenta il sistema cognitivo. E ancora: leggere narrativa accresce la tolleranza e l’empatia migliorando la metacognizione, cioè la capacità di interpretare e capire quel che pensano, sentono e credono gli altri. Leggere migliora la comprensione della parole e la capacità di usarle, e quindi la capacità di comunicare e farsi capire: una delle competenze trasversali più importanti, e strategiche anche in termini di occupazione in questi tempi ipertecnologici. Ed è una forma di apprendimento permanente. Migliorando le competenze delle persone, la lettura aiuta a ridurre le disuguaglianze. Accrescendo la comprensione, la lettura accresce la tolleranza. E, quindi, migliora l’intera società.
Bisogna leggere quello che ci piace, i romanzi che ci piacciono, è davvero una cosa fondamentale che siano romanzi, storie inventate, lo è non solo per me («Quelli che hanno scritto quei comunicati sono sicuramente gente che non ha mai letto un romanzo…», che osservazione straordinaria a proposito del terrorismo, mammamia); bisogna sempre leggere e rileggere quello che scriveva Sciascia, i suoi romanzi in particolare, perché ne abbiamo avuti pochi così belli, negli ultimi cinquant’anni, io credo pochissimi, non è il caso di stancarci di leggere i suoi, che sempre ci saranno preziosi.
Bisogna pertanto leggere parole che ci piacciano , a volte un singolo verso (spiegato bene) può bastare. Così come davvero ci basta questo verso petrarchesco, Erano i capedi d’oro a l’aura sparsi, che verso instancabilmente meraviglioso che è questo, è necessario leggerlo (se ci piace) (ma è un po’ necessario che ci piaccia, secondo me), è necessario non dimenticare da dove veniamo, la strada che le nostre parole d’amore hanno fatto per arrivare fino a noi, ai nostri amori, come ce li immaginiamo e come li pensiamo, grazie a Catullo, Dante, Petrarca, Tasso, Shakespeare, Goethe, Proust…: Erano i capei d’oro a l’aura sparsi, quindi.
Bisogna infine che io legga e parli di quello che mi piace leggere senza fare finta, non qui con voi almeno. E a me piace sempre, anche se gli anni passano e dovrei forse smetterla e rassegnarmi e basta, a me continua a piacere imbattermi in poesie nuove, di autori nuovi, che non conoscevo, e incantarmi davanti alle parole che vanno improvvisamente a capo, e pensare «che bellezza», come oggi mi è successo con queste poesie di Francesco Scarabicchi, che nemmeno voglio sapere chi sia, e ne ho scelte un paio affinché anche voi le possiate leggere e vi venga voglia di cercarne altre, magari qui, dove le ho trovate io.
Perché bisogna sempre leggere libri che ci piacciano. Bisogna farlo senza stancarsi, nell’assurda speranza che, miracolosamente, come se non fossimo soli, una volta o l’altra piacciano anche a qualcun altro.
Porto in salvo dal freddo le parole,
curo l’ombra dell’erba, la coltivo
alla luce notturna delle aiuole,
custodisco la casa dove vivo,
dico piano il tuo nome, lo conservo
per l’inverno che viene, come un lume.
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Non somigliarmi,
non avere, con me, niente in comune,
lascia che sia, ogni volta,
l’imprecisa dolcezza di un saluto
a condurre i tuoi passi
e quel tremore trepido che guarda
il niente per cui è dato accompagnarsi.
3 Comments
è da un anno (prima non avevano ancora imparato a leggere…) che lascio leggere ai gemelli i libri che vogliono loro, anche se questo significa per esempio che Jacopo legge solo roba di Star Wars 🙂
Per quel che vale, io penso che, a prescindere da tutte le ricerche, fai bene così.
D’altra parte credo che anche in questo caso quello che conta è l’esempio che vedono a casa 🙂