Impatto della nefropatia da mezzo di contrasto post-PCI nei pazienti con sindrome coronarica acuta
9 Febbraio 2016linguaggi e maggiordomi
11 Febbraio 2016A cura di Antonella Potenza
Biviano AB, Nazif T, Dizon J, et al. Atrial fibrillation is associated with increased mortality in patients undergoing transcatheter aortic valve replacement. Circ Cardiovasc Interv. 2016;9:e002766.
Dai dati di letteratura emerge come la fibrillazione atriale sia una complicanza descritta in percentuale variabile dal 6 al 50% dopo intervento di sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVR), oltre che essere un evento comune dopo intervento chirurgico di sostituzione valvolare e CABG.
Per valutare l’impatto della fibrillazione atriale (FA) sugli outcomes clinici nei pazienti trattati con TAVR sono stati analizzati i dati ECG, in basale e alla dimissione, di 1879 pazienti sottoposti a TAVR arruolati nello studio PARTNER.
Di questi, 1262 pazienti erano in ritmo sinusale (RS) prima e dopo TAVR; 470 pazienti erano in FA in basale e alla dimissione e 113 pazienti erano in ritmo sinusale pre-TAVR ma in FA dopo la procedura.
A 30 giorni, i pazienti con RS in basale e successiva insorgenza di FA hanno un elevato rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause (p<0,0001 per tutti i gruppi; 14,2% RS / FA vs 2,6% RS/ RS).
Non sono emerse differenze significative per nessuno degli altri endpoint, compresi re-ospedalizzazione, ictus/TIA, sanguinamento maggiore e le principali complicanze vascolari.
Tra i pazienti con passaggio da RS a FA il 12,7% è stato sottoposto a impianto di PM vs il 5,2% dei pazienti in RS alla dimissione e 5,1% dei pazienti in FA prima e post-TAVR.
Inoltre, anche a un anno, la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause era più alta tra i pazienti con FA alla dimissione (p<0,0001 per tutti i gruppi; 35,7% RS/FA versus 15,8% RS/RS).
In un modello multivariato aggiustato per età, sesso e altri fattori di rischio clinicamente significativi, tra cui ictus, la comparsa di FA dopo TAVR era un predittore di mortalità a 30 giorni (HR 3,41; IC 95% 1,78-6,54) se confrontato con i pazienti in ritmo sinusale in basale e alla dimissione. Anche a un anno, sia la comparsa che la persistenza di FA post-TAVR si associano a un aumentato rischio di mortalità (HR=2,14 gruppo RS/FA e HR=1,88 gruppo FA/FA).
Tra i pazienti dimessi in FA, quelli con bassa risposta ventricolare (cioè, FC<90 bpm) hanno un più basso rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause a un anno rispetto ai pazienti con FA a elevata risposta ventricolare (HR=0,74; P=0,04); questo perché, spiega Biviano, un’elevata risposta ventricolare comporta una riduzione della gittata cardiaca e può determinare un aumento degli episodi di scompenso e di ospedalizzazione.
Pertanto, nel post-TAVR, la presenza di FA alla dimissione e, in particolare, la comparsa di FA (nei pazienti in RS in basale) e l’elevata risposta ventricolare si associano a un aumento della mortalità.
Questi dati sottolineano l’impatto della FA, nonché la necessità di interventi mirati per migliorare i risultati clinici, in pazienti sottoposti a sostituzione valvolare aortica transcatetere.