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Fibrillazione atriale e mortalità nei pazienti sottoposti a TAVR

A cura di Antonella Potenza

Biviano AB, Nazif T, Dizon J, et al. Atrial fibrillation is associated with increased mortality in patients undergoing transcatheter aortic valve replacement. Circ Cardiovasc Interv. 2016;9:e002766. 

Dai dati di letteratura emerge come la fibrillazione atriale sia una complicanza descritta in percentuale variabile dal 6 al 50% dopo intervento di sostituzione valvolare aortica transcatetere (TAVR), oltre che essere un evento comune dopo intervento chirurgico di sostituzione valvolare e CABG.

Per valutare l’impatto della fibrillazione atriale (FA) sugli outcomes clinici nei pazienti trattati con TAVR sono stati analizzati i dati ECG, in basale e alla dimissione, di 1879 pazienti sottoposti a TAVR arruolati nello studio PARTNER.

Di questi, 1262 pazienti erano in ritmo sinusale (RS) prima e dopo TAVR; 470 pazienti erano in FA in basale e alla dimissione e 113 pazienti erano in ritmo sinusale pre-TAVR ma in FA dopo la procedura.

A 30 giorni, i pazienti con RS in basale e successiva insorgenza di FA hanno un elevato rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause (p<0,0001 per tutti i gruppi; 14,2% RS / FA vs 2,6% RS/ RS).

Non sono emerse differenze significative per nessuno degli altri endpoint, compresi re-ospedalizzazione, ictus/TIA, sanguinamento maggiore e le principali complicanze vascolari.

Tra i pazienti con passaggio da RS a FA il 12,7% è stato sottoposto a impianto di PM vs il 5,2% dei pazienti in RS alla dimissione e 5,1% dei pazienti in FA prima e post-TAVR.

Inoltre, anche a un anno, la mortalità cardiovascolare e per tutte le cause era più alta tra i pazienti con FA alla dimissione (p<0,0001 per tutti i gruppi; 35,7% RS/FA versus 15,8% RS/RS).

POTENZA fibrillazione atriale e mortalità F1

In un modello multivariato aggiustato per età, sesso e altri fattori di rischio clinicamente significativi, tra cui ictus, la comparsa di FA dopo TAVR era un predittore di mortalità a 30 giorni (HR 3,41; IC 95% 1,78-6,54) se confrontato con i pazienti in ritmo sinusale in basale e alla dimissione. Anche a un anno, sia la comparsa che la persistenza di FA post-TAVR si associano a un aumentato rischio di mortalità (HR=2,14 gruppo RS/FA e HR=1,88 gruppo FA/FA).

Tra i pazienti dimessi in FA, quelli con bassa risposta ventricolare (cioè, FC<90 bpm) hanno un più basso rischio di mortalità cardiovascolare e per tutte le cause a un anno rispetto ai pazienti con FA a elevata risposta ventricolare (HR=0,74; P=0,04); questo perché, spiega Biviano, un’elevata risposta ventricolare comporta una riduzione della gittata cardiaca e può determinare un aumento degli episodi di scompenso e di ospedalizzazione.

Pertanto, nel post-TAVR, la presenza di FA alla dimissione e, in particolare, la comparsa di FA (nei pazienti in RS in basale) e l’elevata risposta ventricolare si associano a un aumento della mortalità.

Questi dati sottolineano l’impatto della FA, nonché la necessità di interventi mirati per migliorare i risultati clinici, in pazienti sottoposti a sostituzione valvolare aortica transcatetere.

POTENZA Fibrillazione atriale e mortalità F2

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Antonella Potenza
Antonella Potenza
Dirigente Medico I livello. Cardiologia Interventistica IRCCS-ASMN Reggio Emilia

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