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Efficacia e sicurezza dell’associazione rivaroxaban 2.5 mg x 2 e aspirina in pazienti con storia di angioplastica coronarica

A cura di Ilaria Cavallari

 

Bainey KR, et al. Rivaroxaban Plus Aspirin Versus Aspirin Alone in Patients With Prior Percutaneous Coronary Intervention (COMPASS-PCI). Circulation 2020;141:1141–1151.

Lo studio COMPASS ha dimostrato che la doppia inibizione del pathway coagulativo e dell’aggregazione piastrinica con rivaroxaban a basso dosaggio (2.5 mg due volte al giorno) più aspirina (100 mg al giorno), rispetto alla monoterapia con aspirina, riduce l’incidenza di MACE, nonché la mortalità, in pazienti con sindromi coronariche croniche o arteriopatia periferica. Non è noto se questa strategia risulti vincente anche nei pazienti con storia di angioplastica coronarica.

 

Popolazione in studio. In un’analisi di sottogruppo prespecificata dello studio COMPASS sono stati esaminati in base alla strategia antitrombotica di randomizzazione gli outcome di 16.560 pazienti con sindrome coronarica cronica con o senza storia di angioplastica coronarica, prendendo in considerazione anche il tempo trascorso dalla procedura. Di questi, il 59.6% si era sottoposto in passato ad angioplastica coronarica. Le caratteristiche principali dei soggetti con storia di angioplastica coronarica erano le seguenti: età media 68 anni, 19.4% di sesso femminile, 35.7% affetti da diabete mellito, 74.8% con storia di infarto miocardico e 38% con angioplastica coronarica multivasale. Il tempo medio dall’angioplastica alla randomizzazione è stato di 5.4 anni e il follow-up medio di quasi 2 anni.

 

Endpoints. Incidenza di MACE, sanguinamenti maggiori e mortalità.

 

Risultati principali. Indipendentemente dalla storia di pregressa angioplastica coronarica, la terapia di associazione rivaroxaban/aspirina ha ridotto in maniera consistente l’incidenza di MACE (P di interazione 0.85) e di mortalità (P di interazione 0.59) rispetto alla monoterapia con aspirina. In particolare, nei pazienti con storia di angioplastica coronarica l’incidenza di MACE era del 4.0% nel braccio di terapia di associazione e del 5.5% nel braccio di monoterapia (HR 0.74, 95% CI 0.61-0.88), la mortalità era rispettivamente del 2.5% rispetto al 3.5% (HR 0.73, 95% CI 0.58-0.92). Nei pazienti mai sottoposti a rivascolarizzazione coronarica percutanea, l’incidenza di MACE era del 4.4% nel braccio di terapia di associazione e del 5.7% nel braccio di monoterapia (HR 0.76, 95% CI 0.61-0.94), mentre la mortalità era rispettivamente del 4.1% rispetto al 5.0% (HR 0.80, 95% CI 0.64-1.00). L’aumento dei sanguinamenti maggiori nel gruppo di pazienti in terapia di associazione è stato confermato indipendentemente dalla storia di pregressa angioplastica coronarica (P di interazione 0.68). Inoltre, nei pazienti con storia di angioplastica coronarica, la riduzione dell’incidenza di MACE secondaria alla terapia di associazione era indipendente dal tempo trascorso dalla procedura e dalla storia di infarto miocardico.

 

 

Conclusioni. I dati di questa analisi dello studio COMPASS confermano che la terapia di associazione rivaroxaban/aspirina riduce in maniera significativa l’incidenza di MACE e di mortalità rispetto alla monoterapia antiaggregante in tutti i pazienti, indipendentemente dalla storia di pregressa angioplastica coronarica e dal tempo trascorso dalla procedura, al prezzo di un aumentato rischio di sanguinamenti maggiori.

Ilaria Cavallari
Ilaria Cavallari
Cardiologo, Policlinico Campus Bio-Medico di Roma

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