Morfologia dell’auricola sinistra e rischio cardioembolico
13 Ottobre 2016Predittori di eventi cerebrovascolari precoci nei pazienti con stenosi aortica sottoposti a TAVI
13 Ottobre 2016A cura di Antonella Potenza
Toda Kato E, MD, Giugliano RP, Ruff CT, MD, Koretsune Y, Yamashita T, Gabor Kiss R, Nordio F, A. Murphy SATetsuya Kimura T, Jin J, Lanz H, Mercuri M, Braunwald, Antman EM. Efficacy and Safety of Edoxaban in Elderly Patients With Atrial Fibrillation in the ENGAGE AF–TIMI 48 Trial. J Am Heart Assoc. 2016;5: e003432
Sebbene la terapia anticoagulante orale con antagonisti della vitamina K si sia dimostrata efficace nel ridurre il rischio di ictus ischemico, è ampiamente documentato come tale trattamento determini un aumento del rischio di sanguinamenti, specie nei pazienti di età avanzata; per tale motivo spesso negli anziani si assiste a un sottoutilizzo della terapia anticoagulante orale. In un’analisi prespecificata dello studio ENGAGE AF-TIMI 48 (Effective Anticoagulation with Factor Xa Next Generation in Atrial Fibrillation-Thrombolysis In Myocardial Infarction 48) è stato confrontato l’outcome clinico con edoxaban vs warfarin nei 21.105 pazienti arruolati nel trial, stratificati in tre gruppi in base all’età: <65 anni (n=5497), 65-74 anni (n=7134) e ≥75 anni (n=8474). L’età media dei pazienti è di 72 anni e il 40,2% (n=8474) ha un’età ≥ 75 anni.
I pazienti più anziani (età ≥ 75 anni) sono prevalentemente di sesso femminile, di minor peso corporeo, con ridotta clearance della creatinina e richiedono più frequentemente l’utilizzo di basse dosi di edoxaban (41% nel gruppo ≥ 75 anni vs 10% nel gruppo < 65 anni vs 18% nel gruppo 65-74 anni).
In questa sottopopolazione non sono state riscontrate differenze in termini di efficacia e sicurezza, nonostante la frequente riduzione del dosaggio di edoxaban; tuttavia rispetto ai pazienti trattati con warfarin i sanguinamenti maggiori sono risultati significativamente ridotti (hazard ratio 0,83, intervallo di confidenza al 95% 0,70-0,99). Nei pazienti anziani la differenza riscontrata nel rischio assoluto di sanguinamenti maggiori (-82 eventi/10.000 anni-paziente) e di emorragie intracraniche (-73 eventi/10.000 anni-paziente) si è dimostrata a favore di edoxaban rispetto a warfarin.
Questa analisi prespecificata conferma ancora una volta lo stretto rapporto tra età e rischio tromboembolico ed emorragico nei pazienti con fibrillazione atriale, anche dopo aggiustamento per eventuali fattori confondenti. In particolare, l’età ha un impatto maggiore sul rischio emorragico rispetto al rischio di eventi embolici sistemici, in quanto con l’avanzare dell’età il rischio di sanguinamenti maggiori risulta più elevato che non quello di eventi tromboembolici, specie in soggetti ultrasettantacinquenni. In questa popolazione il trattamento con edoxaban vs warfarin conferisce una riduzione assoluta dell’incidenza di sanguinamenti maggiori più marcata rispetto a quanto osservato in pazienti più giovani.