Domanda ATBV di giugno
2 Giugno 2022
Domanda giugno B
2 Giugno 2022
Domanda ATBV di giugno
2 Giugno 2022
Domanda giugno B
2 Giugno 2022

Domanda giugno A

RISPOSTA SBAGLIATA

 

Feedback in dettaglio:

Dopo una sindrome coronarica acuta, la DAPT è il trattamento di scelta per la prevenzione della trombosi acuta dello stent e degli eventi ischemici ricorrenti per almeno 12 mesi in assenza di un proibitivo aumento del rischio emorragico. Nel caso in cui un paziente in DAPT dovesse essere sottoposto a un intervento chirurgico non differibile, l’interruzione della DAPT determina un rischio aumentato di trombosi dello stent (come nel caso di Paolo), mentre la sua prosecuzione nel peri-operatorio aumenta il rischio di sanguinamento e la necessità di emotrasfusioni.

 

Le linee guida della Società Europea di Cardiologia raccomandano una “bridge therapy” con un agente antipiastrinico per via endovenosa (cangrelor o inibitore della glicoproteina IIb/IIIa) se entrambi gli agenti antipiastrinici orali devono essere sospesi nel periodo peri-operatorio, specialmente entro un mese dall’angioplastica coronarica.

 

L’uso del cangrelor come “bridge therapy” alla sospensione di antagonista recettoriale dell’ADP piastrinico è preferibile e più razionale rispetto agli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa.
Inoltre, il cangrelor ha un’emivita molto breve (3-6 minuti) con rapida ripresa della funzione piastrinica (entro 60 minuti), non richiede modifiche in base alla funzionalità renale e ha una posologia specifica per il bridging identificata in uno studio clinico (0.75 mcg/kg/min senza bolo).

Al contrario, gli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa a breve durata d’azione (eptifibatide e tirofiban) hanno un’emivita più lunga e un offset d’azione più lento (4-6 ore), richiedono aggiustamenti del dosaggio in base alla funzionalità renale e sono usati alle dosi indicate per la sindrome coronarica acuta. Inoltre, è noto che gli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa sono associati a un aumentato rischio di trombocitopenia, in particolare con l’infusione prolungata.

 

Diversi studi hanno dimostrato che il bridging con eparina a basso peso molecolare nei pazienti con stent coronarici sottoposti a intervento chirurgico aumenta in maniera significativa il rischio di sanguinamento senza comportare alcun vantaggio sulla prevenzione degli eventi cardiovascolari maggiori peri-operatori e va quindi sconsigliato.

 

 

Bibliografia:

  • Valgimigli M, Bueno H, Byrne R A. 2017 ESC focused update on dual antiplatelet therapy in coronary artery disease developed in collaboration with EACTS: the task force for dual antiplatelet therapy in coronary artery disease of the European Society of Cardiology (ESC) and of the European Association for Cardio-Thoracic Surgery (EACTS). Eur Heart J. 2018;39(03):213–260.
  • Angiolillo D J, Firstenberg M S, Price M J. Bridging antiplatelet therapy with cangrelor in patients undergoing cardiac surgery: a randomized controlled trial. JAMA. 2012;307(03):265–274.
  • Muñiz-Lozano A, Rollini F, Franchi F, Angiolillo D J. Update on platelet glycoprotein IIb/IIIa inhibitors: recommendations for clinical practice. Ther Adv Cardiovasc Dis. 2013;7(04):197–213.
  • Capodanno D, Musumeci G, Lettieri C, Limbruno U, Senni M, Calabrese A, Guagliumi G, Gavazzi A, D’Angiolillo D, Rossini R. “Bridging therapy” with low molecular weight heparin in patients with coronary stents undergoing surgery, European Heart Journal, Vol. 34, Issue suppl_1, 1 August 2013, 1978.

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