Nei pazienti con infarto miocardico, le linee guida ESC raccomandano una riduzione delle LDL di almeno il 50% rispetto al basale con target <55 mg/dL, indicando come farmaci di prima scelta le statine ad alta intensità. In questo caso, la sintomatologia muscolare riferita da Marco, seppur in assenza di un rialzo significativo di CPK, indica di sospendere l’atorvastatina (mal tollerata anche a basse dosi) e valutare l’introduzione di un’altra statina dopo 2-4 settimane.
L’inizio di ezetimibe 10 mg/die è giustificato dalla presenza di colesterolo LDL non a target agli ultimi esami ematochimici, praticati in corso di terapia con atorvastatina 80 mg/die.
In ragione della giovane età del paziente, è utile misurare i livelli di Lp(a), un fattore di rischio cardiovascolare “emergente”: pazienti con Lp(a) >180 mg/dL hanno un rischio globale di eventi cardiovascolari simile a quello di pazienti con ipercolesterolemia familiare eterozigote.
Il caso in questione, inoltre, non giustifica ancora l’introduzione di inibitori di PCSK9 e non soddisfa i criteri di rimborsabilità AIFA (in prevenzione secondaria, al momento, è richiesto un colesterolo LDL > 70 mg/dl); per pazienti non a target per le LDL come Marco, in futuro, potrebbe essere indicato l’acido bempedoico.
Infine, l’associazione di statine e fibrati può determinare un aumento del rischio di danno muscolare; pertanto, nel caso specifico, non è consigliato visti i valori di trigliceridi.