A cura dei dott. Felice Gragnano e Fabrizia Terracciano
È lunedì mattina e sei in ambulatorio. Viene in visita per la prima volta Marco, un paziente di 45 anni, sportivo, non fumatore, con familiarità per coronaropatia prematura. Ti racconta che sei mesi fa ha avuto un infarto acuto del miocardio trattato con angioplastica su due vasi coronarici. Porta con sé gli ultimi esami ematochimici, in terapia con atorvastatina 80 mg/die, che mostrano un colesterolo LDL di 65 mg/dL, dei trigliceridi di 198 mg/dL, valori di CPK di 275 U/L (v.n. <195 U/L), emocromo e funzione renale nei limiti. Interrogandolo meglio, Marco ti confessa che nelle ultime quattro settimane ha assunto la statina in maniera discontinua in quanto gli procurava dolori muscolari agli arti inferiori, che mal tollerava perché gli impedivano di svolgere la normale attività quotidiana. Aveva anche provato a non assumere temporaneamente l’atorvastatina per poi reintrodurla nell’ultima settimana a un più basso dosaggio (20 mg/die), ma ha dovuto sospenderla nuovamente proprio ieri per “il solito motivo”.
Come ti comporti?