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Dobbiamo ancora fare la “bridging therapy” per l’interruzione temporanea della terapia anticoagulante orale?

A cura di Seena Padayattil

Douketis JD, Spyropoulos AC, Kaatz S et al Perioperative bridging anticoagulation in patients with atrial fibrillation N Engl J Med 2015;373: 823-833.

Nelle interruzioni temporanee della terapia anticoagulante orale (TAO) si esegue la bridging therapy con eparina a basso peso molecolare per ridurre il rischio di eventi tromboembolici. Studi osservazionali e metanalisi avevano, già da tempo, messo in dubbio la reale utilità di questa comune pratica clinica. In uno studio randomizzato, doppio cieco, placebo controllato gli autori hanno valutato l’efficacia e la sicurezza della bridging therapy. Sono stati arruolati 1884 pazienti affetti da fibrillazione atriale (senza distinzione di FA valvolare o non valvolare), in TAO, che dovevano sottoporsi a interventi chirurgici. Erano esclusi i pazienti con protesi valvolari meccaniche, quelli con ictus recente o emorragie maggiori recenti e quelli con insufficienza renale grave (clearance della creatinina <30 ml/min). Ai pazienti veniva somministrato o Dalteparina 100 U/Kg bis die o placebo a partire dal III giorno dalla sospensione di TAO. Il gruppo placebo si è dimostrato non inferiore alla bridging therapy nella prevenzione degli eventi tromboembolici (0,4% vs 0,3%; 95% CI -0,6 a 0,8, p=0,01 per non inferiorità) ed è superiore per la riduzione delle emorragie maggiori (1,3% vs 3,2% 95% CI 0,2 a 0,78; p=0,005). Lo CHADS Score medio dei pazienti era 2,3. Non siamo sicuri di ottenere gli stessi risultati nel gruppo di pazienti ad alto rischio trombotico (CHADS score 5-6). Anche se il rischio trombotico medio è in linea con quello dei grandi trial recenti, questo rimane un limite dello studio.

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Seena Padayattil
Seena Padayattil
Ricercatrice presso il Dipartimento di Cardiologia dell'Università di Padova.

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