A cura di Marta F. Brancati
Saw J, Humphries K, Aymong E, et al. Spontaneous Coronary Artery Dissection. Clinical Outcomes and Risk of Recurrence. J Am Coll Cardiol 2017;70:1148-1158.
La dissezione coronarica spontanea (SCAD) è una temibile causa di sindrome coronarica acuta, specialmente nelle donne (spesso con meno di 60 anni) senza fattori di rischio cardiovascolari.
Il suo trattamento è controverso: la PTCA si associa a un elevato tasso di insuccesso e di complicanze, tant’è che spesso si predilige la terapia medica.
Lo studio in questione si propone di valutare l’outcome clinico in fase acuta e a lungo termine e di individuare i possibili predittori di ricorrenza.
327 pazienti con SCAD (90.5% donne, età media 52.5 ± 9.6 anni) sono stati prospetticamente arruolati. La presentazione clinica è stata sempre quella di un infarto miocardico (25.7% STEMI e 74.3% NSTEMI), spesso scatenato da stress emotivo o sforzi fisici. È stata osservata una displasia fibromuscolare nel 62.7% dei casi, malattie del connettivo nel 4.9% e patologie infiammatorie sistemiche nell’11.9% dei casi. L’83.1% dei pazienti è stato gestito con terapia conservativa, mentre nel restante 16.9% dei casi si è proceduto con la PTCA o il by-pass. Il tasso di eventi cardiovascolari avversi in fase acuta è stato del 7.3%, quello al follow-up medio di 3 anni è stato del 19.9% (morte 1.2%, reinfarto 16.8%, ictus/TIA 1.2%, rivascolarizzazione 5.8%). La recidiva di SCAD è stata osservata nel 10.4% dei casi. All’analisi multivariata, l’ipertensione si è rivelato l’unico predittore di ricorrenza di SCAD (HR 2.46; p = 0.011), mentre l’uso di beta-bloccanti si è dimostrato in grado di ridurne significativamente il rischio (HR: 0.36; p = 0.004).
Di fatto, quindi, il rischio di eventi a distanza in pazienti con SCAD è piuttosto alto; alla luce di questi dati, la prescrizione di beta-bloccanti sembrerebbe inevitabile.