Tra le diverse idee e considerazioni con cui ho provato ad annoiare i miei gentili ospiti cardiologi al congresso dell’Atbv di un paio di settimane fa, quella che ha attirato la maggior parte delle risposte e delle reazioni è stata senz’altro la mia posizione sul destino del libro cartaceo: che è, nella mia opinione, destinato a divenire presto un prodotto di nicchia, magari un semplice oggetto da collezione (che io peraltro collezionerò voluttuosamente, sia chiaro) ma sostituito, in quanto supporto per la lettura rapida e usuale, dai formati elettronici. Naturalmente c’è chi non condivide la mia previsione: che è appunto tale, cioè una previsione, e quindi lontanissima dall’essere una certezza. Ma, tutto sommato, se me lo richiedete, un paio di euro ce li scommetterei sopra.
Ma proprio perché se ne è parlato (un po’) anche al congresso, mi pare interessante riportare anche in questa minima sede le notizie sulla campagna #unlibroèunlibro, che è stata lanciata da pochi giorni in rete dall’Associazione Italiana Editori, affinché venga applicata la stessa Iva sia ai libri di carta sia ai libri in formato elettronico. Il sito ufficiale della campagna recita, nella sua introduzione, così:
L’Europa considera il libro tradizionale e l’ebook in modo diverso: il cartaceo ha l’IVA al 4%, il digitale al 22%. Tutti coloro che amano i libri s’impegnano affinché siano trattati in modo uguale, indipendentemente dal formato.
In rete c’è stato chi si è subito schierato a favore, chi ha rilanciato la campagna senza molto aggiungere, chi l’ha riportata sui quotidiani nazionali più diffusi e chi invece come Giulio Mozzi ha espresso più di una rilevante riserva. In ultimo, proprio in questi giorni, mi pare che la posizione di Massimo Mantellini sia la più ragionevole, o almeno quello che io mi sentirei di sottoscrivere. Ma in ogni caso, anche a prescindere dalla questione meramente commerciale (su cui qualche dubbio, come ben comprendete, è lecito), mi pare che lo slogan #unlibroèunlibro debba necessariamente esser meditato e non a priori rifiutato. A meno che non vogliamo affezionarci al supporto e tralasciare ciò che il supporto veicola: che, nei più rari e migliori degli esiti, io mi ostinerei a chiamare, a prescindere da tutto, letteratura.